Magda dice no alla mafia

Sui monti Nebrodi, Magda Scalisi gestisce il “Rifugio del Parco”, in provincia di Messina. La sua denuncia ai boss dei pascoli le procura minacce e isolamento, ma lei resiste. Magda ha deciso di non mollare la gestione del rifugio a 1.279 metri slm. Quassù fa freddo, dice ricordando i maiali con le orecchie mozzate che le hanno inviato come avvertimento. Il parco sui Nebrodi, una enorme distesa verde fra le provincie di Palermo e Messina che fa gola alla mafia. Il controllo totale del territorio, per i boss, è essenziale per ribadire che nessuno è esente dal sottomettersi. Tutti coloro che vogliono operare in queste terre, deve abbassare la testa e sottostare ai voleri dei capi mandamento. Nessuno si aspettava che Magda Scalisi, vincitrice del bando per la gestione del rifugio, una donna sola, dicesse no ai boss. Si. Magda è sola. È sola da quando i dipendenti se ne sono andati, intimoriti dalle minacce. Magda ha 36 anni, è arrivata a luglio, senza il permesso della “mafia dei pascoli” così la chiamano la mafia che vuole prendersi più terra possibile, per poter poi chiedere contributi europei per la gestione. Il Rifugio del Parco, una struttura di 21 camere, un ristoranre, che si trova a 13 chilometri da San Fratello, un piccolo paese che si affaccia sul panorama mozzafiato delle Eolie. Un anno fa, la mafia aveva dato un segnale molto forte, sparando decine di colpi contro l’auto blindata di Giuseppe Antoci, il presidente del parco dei Nebrodi, che vuole cacciare la mafia da queste terre. Si sono presentati anche al ristorante, offrendo una manciata di soldi per gestire l’attività. Hanno provato ad imporre i fornitori senza ottenere nessun risultato. Un fatto considerato grave dai mafiosi, che si vedono respingere da u a donna. Intanto la voce si sparge che una donna sola resiste alle minacce, questo ridicolizza ancora di più i boss, abituati a comandare con la violenza e le minacce. Il segnale che qualcosa sta cambiando, che la mafia si può battere. Se la rete che mettiamo in piedi, ci attraversa tutti, da Magda Scalisi a Paolo Borrometi, da Stampa Critica ad Antimafia e i Siciliani di Pippo Fava, passando per i Cento passi di Peppino Impastato e le Agende Rosse di Salvatore Borsellino, con Libera e le migliaia di associazioni e giornali che dicono no alla mafia, sull’insegnamento di Falcone e Borsellino, possiamo ricostruire la coscienza civile, l’etica e la morale della partecipazione che ci rende tutti liberi e uguali.

di Claudio Caldarelli

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