Vittoria, il boss dell’usura e delle estorsioni: Pino Gueli. Dalla ‘Pack Art’ agli assegni, fino alle sue teste di legno

Dopo i Ventura ed i Consalvo, ecco il boss Pino Gueli. “Altro giro, altra corsa” ed altra azienda inquinata dagli affari mafiosi.

Più volte, parlando di Vittoria, abbiamo raccontato del fenomeno dell’usura. Ed insieme alle estorsioni, l’usura è la vera piaga del vittoriese e, quando a fare usura (ed estorsioni) c’è un già condannato per mafia, lì la piaga diventa ferita enorme.

E stiamo parlando proprio di Pino Gueli, un curriculum criminale mafioso non secondo a nessuno: nato a Niscemi (Caltanissetta) il 6 luglio del 1955, il 17 giugno del 1992 venne arrestato (insieme ad altri 53) nell’operazione di polizia che portò in galera i vertice del clan Carbonaro-Dominante.

Pino Gueli si era trasferito a Vittoria (nel 1966) dove si è sposato (nel 1977) con Giuseppina Russo e dalla città ipparina ha iniziato la sua carriera mafiosa.

Condannato nel 1993 e nel 1994, con precedenti – oltre che per mafia – per rapina ed estorsioni.

LA PACK ART: IL FIGLIO, IL SOCIO E LA TESTA DI LEGNO

La Pack Art è un’importantissima azienda e fabbrica “carta e cartone ondulato” per produrre, in breve, imballaggi di carta e cartone.

Pino Gueli risulta come un “umile” operaio presso la segheria di Giuseppe Gulino(ovvero la sua “testa di legno”) che si occupa della distribuzione delle pedane.

In realtà è del padre, Pino Gueli che, dopo i precedenti, risulta nullatenente (basti pensare che persino l’abitazione è intestata alla moglie, Giuseppina Russo).

L’USURA E LE ESTORSIONI…CON IL METODO MAFIOSO

Pino Gueli fa usura verso i commercianti e/o i clienti della Pack Art e dell’azienda di Gulino tramite il pagamento della maggiorazione del 5 per cento da restituire allo stesso Gueli ed ai soci (Avola, Gueli figlio). Il tutto con la sua presenza mafiosa e la forza d’intimidazione.

Un’altra forma di usura avviene per il pagamento del legname dell’azienda di Gulino: Pino Gueli – “povero” operaio – presta, nei fatti, i soldi agli “acquirenti” ed i pagamenti devono avvenire a 90 giorni in assegni (di volta in volta rinnovabili) verso la segheria di Gulino.

E’ chiaro che, in una realtà piccola come quella vittoriese, sai bene chi hai davanti, a maggior ragione nel caso di Pino Gueli. Va ricordato, infatti, che una delle peculiarità delle organizzazioni di stampo mafioso è la paura che si incute per l’appartenenza.

Proprio quella che hanno le vittime di Pino Gueli.

Caso eclatante che fa comprendere gli interessi di Pino Gueli ed il suo “fare” mafioso avviene durante le ferie campionarie nel nord Italia: è in queste occasioni che lo stesso Gueli (Pino, il padre) si reca con Giovanni Avola e si mette in bella mostra con le aziende di questa parte di Sicilia per far “pesare” la sua presenza.

Infine, oltre alla piaga dell’usura, anche alcune estorsioni, cosiddette “dolci”, ovvero fatte anche grazie all’attività imprenditoriale: la Pack Art, quindi coinvolgendo sia il figlio Giuseppe, sia il “socio”, Giovanni Avola.

di Paolo Borrometi

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