Troppo ricchi, troppo soli

Svuotati in esistenze fatte di corse, spostamenti e incontri che non sono mai contatti veri, confronti reali, arricchimenti interpersonali: l’uomo occidentale moderno, appartenente alla classe medio-alta, si trova a soffrire per una malattia lontana da quelle che la ricerca si sforza si sconfiggere, e che si è creato con le sue stesse mani, frutto di quella cultura del successo ad ogni costo. La solitudine, figlia di quella vita perfetta che si rincorre per tutta la vita, in cui si cade quando nonostante ci si convinca di costruire, in realtà si allontanano e distruggono affetti e rapporti.

Una vera e propria patologia la solitudine, che secondo quella che è solo l’ultima ricerca in merito, condotta dal dipartimento di psicologia dell’Università dello Utah, negli Stati Uniti, produce un rischio di mortalità precoce pari a quelle persone che soffrono di obesità: un rischio che sfiora il 50% se si passa troppo tempo da soli. Essere inseriti in un mondo di relazioni è un bisogno fondamentale, per la sopravvivenza in senso stretto e per garantire a sé stessi una piena realizzazione, in tutte le fasi della crescita. Gli studi condotti negli anni su oltre trecentomila persone hanno rivelato, difatti, come una vita piena di connessioni e rapporti sociali frequenti, attive, riduca del 50% i rischi di mortalità. Individui sparsi tra Europa, Asia, Australia e Stati Uniti muoiono così come si muore di obesità, e anzi, spesso le due patologie convivono. E il dato preoccupante è che la solitudine stia diventando ormai una norma, quasi uno stile di vita, certo non voluto ma in cui molti cadono capaci soltanto di prenderne atto.

Calo delle nascite, aumento dei divorzi rispetto al numero di matrimoni, crescita dell’aspettativa di vita sono solo alcuni dei fattori che incidono a livello sociale rendendo una persona, di fatto, sola: a monte, l’intera società che obbliga gli individui a correre non preoccupandosi di coltivare le proprie relazioni, perché non c’è tempo per farlo. Una società malata e che ha inevitabilmente fallito, che genera figli malati per colpa degli stessi sogni costretti a inseguire, sempre più in alto, sempre in una gara continua a chi dimostra di più. Una società moderna? Forse. Ma non certo felice.

di Giusy Patera

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