Il magistrato Ferdinando Imposimato è morto. L’Italia sentirà la mancanza della sua serietà e competenza.

Se il buongiorno si vede dal mattino, per il diritto e la giurisprudenza del nostro Paese l’inizio del 2018 non è stato dei migliori: il 2 gennaio si è spento il magistrato Ferdinando Imposimato, presidente emerito della Suprema Corte di Cassazione, tra le toghe più esposte e attive durante gli anni di Piombo.

Il 31 dicembre era stato ricoverato d’urgenza nel reparto di rianimazione del Policlinico Gemelli di Roma, dove è morto due giorni dopo.
Il magistrato Imposimato si è occupato in prima linea dell’omicidio del giurista e politico Vittorio Bachelet, ucciso dalle Brigate Rosse nel 1980 in un agguato all’università La Sapienza. Nel 1978 aveva seguito anche il caso del giudice Riccardo Palma e Girolamo Tartaglione: anche in questi casi fu un commando del gruppo terroristico Brigate Rosse ad agire.

I casi più importanti però furono senza dubbio il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro, nel 1978, e l’attentato ai danni del papa Giovanni Paolo II, il 13 maggio 1981. A proposito del leader della Democrazia Cristiana, diversi anni dopo, Imposimato dichiarò: “Sono stato il giudice dei tre i processi Moro e ho scoperto, a distanza di 30 anni, che è stato vittima di un complotto. Moro è stato vittima, non soltanto delle Brigate Rosse che hanno sparato, ma di quel potere politico che sapeva dove era, lo poteva salvare e non ha fatto niente”. Il giudice Imposimato negli anni finì per ipotizzare persino un coinvolgimento statunitense nella morte di Aldo Moro. Tutto per Ferdinando era legato da un invisibile filo rosso, così come le bombe nostrane degli anni Settanta e non solo: una grande miccia che unisce la strage di Portella della Ginestra agli omicidi di Falcone e Borsellino.

Imposimato però non si occupò solo di terrorismo stragista: per diverso tempo tentò anche di combattere la criminalità organizzata finché l’11 ottobre 1983 la camorra uccise suo fratello, Franco Imposimato, e ferì gravemente la cognata. Era di certo un uomo che non temeva di aprir bocca e lo dimostrò in più occasioni: come quando non ebbe paura a dichiarare che Washington era a conoscenza di quanto sarebbe poi accaduto l’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle per mano di Al Quaeda.

E’ rimasto attivo fino all’ultimo e di recente si era legato alla battaglia dei No Vax. Forse per questo e molto altro, nel 2015, il Movimento Cinque Stelle lo ha scelto come possibile candidato a Presidente della Repubblica: “Se ne va per noi una luce vivida – si legge in un comunicato stampa dei pentastellati – qualcuno che è stato una guida sicura”. E forse questo vale per tutti, non solo per i Cinque Stelle.

di Irene Tirnero

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