Don’t Bring Back Our Girls: Boko Haram non se n’è mai andato, ma all’Occidente non importa più

Boko Haram non è un’entità astratta e neanche “l’uomo nero” che minaccia l’Africa: è un’organizzazione terroristica che da anni paralizza la Nigeria e vede nell’occidentalizzazione del genere femminile la principale minaccia. Si è tristemente resa nota alla comunità internazionale tre anni fa, quando tutti protestavano al grido di “Bring Back Our Girls”. In Occidente però anche le tragedie anche una scadenza e non si protesta mai due volte per la stessa causa.

La notte del 14 aprile 2014 i militari di Boko Haram entrarono in una scuola inglese nella città di Chibok, Nigeria nord-occidentale, e rapirono 276 studentesse su 321 dell’intero istituto scolastico. Avevano tutte un’età compresa tra i 15 e i 18 anni. Inizialmente si temette che potevano essere state vendute come schiave al confine tra Camerun e Ciad per soli 8 dollari. Poi invece cominciarono a essere avanzate anche altre ipotesi: le ragazze potevano anche essere diventate le spose dei combattenti jihadisti, o le loro prostitute o arruolate come kamikaze-suicide nei vari attentati terroristici. Tutto questo perché Boko Haram vuole estirpare l’istruzione di stampo occidentale dai Paesi che controlla: con la scusa però chiesero anche la liberazione di alcuni affiliati fatti prigionieri in precedenza. In tre anni sono state liberate meno di 30 ragazze.

La cosa ancora più grave è che, non solo chi finisce nelle mani di questa organizzazione difficilmente torna dalle proprie famiglie, ma soprattutto Boko Haram non è stato ancora fermato: ha inferto l’ultimo attacco lo scorso 19 febbraio. A essere rapite questa volta sono state 111 ragazze, nella città di Dapchi, nel nord-est della Nigeria. I numeri questa volta sembrano essere a favore del Governo: su 926 studentesse ben 815 sono riuscite a tornare indietro. Ma delle restanti 111 cosa ne sarà? “Abbiamo paura che si tratti di una nuova Chibok” ha dichiarato un parente delle vittime in attesa di risposte fuori dalla scuola. Come dargli torto? Le istituzioni nigeriane, ieri come oggi, non si sono certo dimostrate all’altezza della situazione e non c’è più nessuno, né Malala Yousafzai, premio Nobel per la pace 2014, né tanto meno Michelle Obama o il resto della comunità internazionale che sembra aver voglia di sfilare e manifestare affinché queste giovani tornino a casa.

di Irene Tinero

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