Meaghan Good, fondatrice del più imponente archivio online di persone scomparse.

Un personaggio che sembra essere uscito direttamente da un thriller; una sorta di Mila Vasquez (personaggio di fantasia protagonista di una trilogia di romanzi dello scrittore Donato Carrisi), agente F.B.I. specializzata nella ricerca di persone scomparse e assegnata alla sezione ribattezzata “Limbo”, quel luogo sospeso in cui le anime perse sopravvivono grazie alle loro foto appese sul “muro del silenzio” aspettando di conoscere il loro destino, di essere finalmente restituite alla propria vita, o di essere ufficialmente consegnate al riposo eterno.

Ma Meaghan Good non è un’agente F.B.I., e il suo “Limbo” non è un ufficio federale relegato in un seminterrato, ma una stanza della sua casa mobile nell’Indiana, da cui Meaghan gestisce il suo “The Charley Project”, un database online contenente circa 10.000 profili di persone scomparse interamente creato e gestito da lei. La prima volta in cui Meaghan s’imbatte’ in casi di persone scomparse aveva solo 12 anni; utilizzando i computer della scuola trovò per caso il sito del Centro Nazionale per bambini scomparsi e sfruttati. Nel 2001 Michigan Marra, ex giornalista, fondò la Cold Case Network, sito dedicato alle persone scomparse; Meaghan iniziò a inviare notizie e aggiornamenti su queste persone, diventando in breve tempo la più fidata e proficua collaboratrice del network, al punto che dopo circa un anno le fu affidato il controllo del sito web.

Quando, poco tempo dopo, il sito fu violato, i circa 4000 file furono portati offline; fu nel 2004 che Meaghan decise di riportarlo in vita, e di assegnargli il nome definitivo di “Charley Project”, in onore del caso di sparizione del piccolo Charles Brewster Ross, rapito nel 1874 all’età di 4 anni; il corpo del piccolo non fu mai trovato, ma il caso fu uno dei primi ad avere una grossa risonanza mediatica. Il perché di questa sua ossessione è lei stessa a spiegarlo; Meaghan soffre di disturbi psichici di vario genere, disturbo bipolare, insonnia, tendenze suicide, e una grave forma di autismo, che si manifesta, tra le altre cose, in un interesse ossessivo nei confronti di qualcosa, e questo qualcosa per Meaghan è rappresentato dalle persone scomparse; ma questo suo interesse morboso è anche il motivo di questa sua capacità di raccogliere dettagli e notizie con tale attenzione. Meaghan non investiga direttamente, ma la dovizia di particolari con cui racconta, con ritmo serrato degno di un best seller, le storie delle persone scomparse, ha consentito ai cosiddetti “irregolari”, un gruppo di seguaci del sito così chiamati in onore degli Baker Streets Irregulars (personaggi di fantasia presenti in molte storie di Sherlock Holmes, come i ragazzi di strada utilizzati come investigatori) di abbinare alcune sparizioni con alcuni corpi ritrovati e mai, prima di allora, identificati, contribuendo così a risolvere alcuni casi.

Quella di Meaghan è una vera e propria missione; con l’aiuto di “Orville”, il computer acquistato per lei dai suoi numerosi followers grazie ad una raccolta fondi, continua ad aggiornare completamente da sola i files degli scomparsi e l’elenco dei nuovi inserimenti, lavorando ogni giorno anche 14 ore. Grazie a lei le migliaia di persone scomparse (si conta che in America scompaiano circa 2000 persone al giorno) continuano a vivere nella memoria, casi che altrimenti sarebbero finiti con molta probabilità nel dimenticatoio. I suoi problemi psichici, che l’hanno resa sin da piccola “diversa”, e le hanno causato grandi difficoltà di interazione con gli altri, le consentono di avere una sensibilità particolare nel valutare le notizie relative alle scomparse, una particolare empatia, al punto che il suo database è un punto di riferimento non soltanto per i familiari delle vittime, che vedono in lei una possibilità di speranza, ma anche per gli investigatori federali, per la capacità di Meaghan di raccogliere notizie, collegarle tra loro e ricostruire gli eventi. Per Meaghan “The Charley Project” rappresenta la sua ragione di vita, al punto che la sua unica preoccupazione è far sì che il sito possa continuare a crescere, anche senza di lei. Quella che è stata definita una “morbosa ossessione di una giovane donna malata di mente” è in realtà un importante strumento a supporto delle ricerche delle persone scomparse, ma anche e soprattutto l’unica speranza delle famiglie di quest’ultime di mantenere viva l’attenzione su di esse; senza Meaghan, probabilmente, i loro cari sarebbero finiti in qualche vecchio archivio di casi irrisolti, e di loro si sarebbe persa ogni traccia.

Di Leandra Gallinella

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