L’omicidio di un giornalista svela l’esistenza della mafia in Slovacchia

C’è un’impresa che delocalizza in Slovacchia come la Embraco. Ma fa numeri maggiori e da più tempo: è la ‘ndrangheta. Ce ne siamo accorti adesso perchè all’omicidio del reporter Jan Kuciak, freddato a colpi di pistola insieme alla fidanzata tra giovedì 22 e domenica 25 febbraio scorsi a Veľká Maca, piccolo comune a 65 km da Bratislava, gli investigatori hanno subito ricollegato le famiglie calabresi.

Sette gli italiani arrestati, tutti rilasciati dopo 48 ore per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Uno di loro era l’imprenditore Antonio Vadalà. Kuciak aveva scritto dei suoi presunti legami con la ‘ndrangheta, che da anni fa affari nella repubblica una volta unita alla Cechia grazie alle opportunità offerte dai progetti finanziati con i fondi strutturali europei. L’Europa dell’est è la nuova frontiera dell’Unione ma anche terreno fertile per le ambizioni delle ‘ndrine. La loro presenza è acclarata, oltre che in Slovacchia, in Romania, Bulgaria, Polonia, Ungheria. Sparano poco ma fanno un sacco di soldi grazie agli imprenditori e i politici locali che li agevolano in cambio di voti e denaro. Certo anche i singoli paesi ci mettono del loro.

Nè in Francia nè in Olanda nè in Germania, per dire, hanno mai preso troppo sul serio le organizzazioni criminali che poco onorevolmente esportiamo. Nel loro dibattito pubblico la lotta alla mafia non entra quasi mai. Molti sono convinti che neanche esista. Cosa che nel caso dei tedeschi è ancora più grave, visto che una delle pagine più nere della cronaca mafiosa è stata scritta a Duisburg nell’agosto del 2007, quando davanti a un ristorante italiano vi fu una mattanza che lasciò sull’asfalto 6 morti. La guerra tra le cosche della Locride iniziata nel 1991 aveva varcato i confini italiani e se ne parlò per un pò anche all’estero, ma poi di nuovo l’oblio. Ed è proprio quando non fa rumore, che la mafia è più pericolosa.

di Valerio Di Marco

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