La politica al tempo di facebook

La definizione di “casta” per la nostra classe politica, coniata da Stella e Rizzo nel loro indimenticabile libro, è davvero appropriata. In effetti, come i bramini della tradizione indiana, questa casta gode di privilegi, è intoccabile e tende ad auto perpetuarsi. Se dalla nostra (diversamente dalle caste indiane) si può entrare e uscire, almeno qualche volta, non per questo perde la sua natura di corpo separato e privilegiato della società.
Negli ultimi anni, la casta sembrava aver ricevuto alcuni scossoni. Per esempio, la “rottamazione” renziana voleva apparire come una rivolta anti-casta, per poi rivelarsi un semplice avvicendamento di bramini. O l’avanzata di partiti “atipici” come la lega e i 5stelle. Ma anche le ultime elezioni, con i nuovi equilibri – o squilibri – politici, non sono riuscite ad eliminare il carattere più importante, pur se meno evidente, della casta: la sua separazione dalla realtà concreta. Mi riferisco a quella sorta di cecità, che impedisce ai nostri bramini di vedere che cosa davvero sta succedendo nel mondo. Come se il “velo di Maya” – per rimanere nella tradizione indiana – fosse per loro particolarmente spesso.
Presi come sono dallo sforzo di creare (o impedire: non si capisce bene) una maggioranza di governo, non vedono ciò che succede sotto il loro naso.
Oppure, ci vedono benissimo, ma preferiscono tacere: non si parla con i paria, con i fuori casta.
E che fosse così, lo si capiva già dai contenuti della campagna elettorale.
Lo ha capito bene la mafia, che non si preoccupa più del mondo politico. Infatti, ormai minaccia soltanto i giornalisti, alcuni dei quali sono gli unici a darle fastidio. La “casta”, ricambiando la cortesia, di mafia ha smesso di occuparsi. In campagna elettorale, non ci ha sprecato neppure uno slogan.
Come non si è occupata di politica estera. Sono in corso, nel vicinissimo oriente, alcune cosiddette guerre; sarebbe più giusto chiamarle carneficine, dal momento che – più che combattimenti – sono omicidi di massa e infanticidi di stato. Le armi chimiche, bandite dai trattati internazionali, continuano ad essere usate per omicidi politici mirati (in Inghilterra) e stragi di massa (in Siria). Che le si usi nessuno lo nega; si discute soltanto su chi le abbia usate, perché nessuno ha il coraggio di rivendicarlo. Con o senza chimica, comunque, di morti si tratta: va bene anche il tritolo, c’è solo una piccola differenza nel grado di crudeltà.
Nonostante l’importanza dell’argomento e l’urgenza di azioni diplomatiche, la casta non si è degnata di dichiarare le proprie posizioni in politica estera, prima del voto. Diversi politici hanno, genericamente, mostrato simpatie per diversi personaggi (Putin, Trump, Macron, Le Pen, Orban, persino Kim Jong Un!). Ma i partiti hanno glissato sulla propria strategia di politica estera.
Ce l’hanno? E quale? Non si sa.
Tipico di una casta, chiedere una delega in bianco; anzi, prendersela senza neanche chiederla. Statisti? Non hanno la statura.
Altro argomento di cui la casta non si accorge (o non parla) è il commercio di dati personali sul web. Il caso Facebook è soltanto la punta dell’iceberg: il web è un territorio dove le leggi – di fatto – non esistono. Non c’è rispetto della privacy, né obbligo di pagare le tasse. C’è una sorta di extraterritorialità, che consente di fare come si vuole, e di guadagnare ricchezze esorbitanti. Non dovrebbe interessare la politica? E i candidati alle elezioni – a maggior ragione i candidati a governare – non dovrebbero dire che programmi hanno a riguardo? Ma la casta non ne parla: non si sentono nostri “delegati”; sono dei bramini.
Il sospetto, è che la situazione attuale sia piuttosto conveniente per la casta. In fondo, gli acquirenti (utilizzatori finali, nel lessico berlusconiano) dei dati personali di Facebook non erano politici? I nostri privatissimi dati, ufficialmente destinati a soli fini commerciali, non sono serviti a fornire a dei politici gli argomenti delle loro campagne?
Geniale: i politici non devono più sforzarsi di avere delle idee, tra le quali l’elettore possa scegliere. Sono gli stessi elettori – ma a loro insaputa – che gliele forniscono.
Gratis, mentre i ladri di profili si arricchiscono.
E questa è l’apoteosi della casta: tu mi dici che cosa vorresti sentirti dire, io te lo dico; e tu mi voti perché sei d’accordo con me. Una truffa planetaria, epocale.
O pensate che in Italia non sia così?

di Cesare Pirozzi

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