Lula e le fake news

“Quello di Luiz Inàcio Lula, il popolarissimo ex presidente socialista del Brasile ora in carcere per un’accusa di corruzione tutta da provare e probabilmente, con ciò, impedito a partecipare alle prossime elezioni presidenziali brasiliane, non è un caso giudiziario, è un caso politico…È l’ennesimo tentativo, di ispirazione americana, già riuscito con Dilma Rousseff, di spazzar via una volte per tutte la rivoluzione chavista dal Sudamerica.” Massimo Fini lo scrive sul Fatto Quotidiano, con una analisi vera sugli accadimenti di questi giorni, in cui le notizie che ci vengono fornite dai media, sono sempre dalla parte del più forte, ma non le più vere. Le rivoluzioni in Sudamerica, che hanno cercato di fornire scuola e pane a milioni di persone, vedi il Brasile di Lula, o la Bolivia di Evo Morales e anche Nicolas Maduro in Venezuela, sono state oggetto del solito giochetto americano con l’utilizzo della Cia per destabilizzare. Prima si stringe la morsa economica con le sanzioni strumentali, poi si fomentano rivolte e si da ampio spazio alle repressioni del governo, utilizzando la stampa internazionale. Questo accade anche se sono lontanissime dalle repressioni e dai bombardamenti dei nostri alleati turchi contro i kurdi i Siria e israeliani contro i palestinesi sul confine della striscia di Gaza. Però la stampa e la televisione ci mostrano immagini, sicuramente cruente, dure e inaccettabili, del Venezuela, ma oscurano i massacri kurdo-palestinesi, negano la repressione in Egitto del generale Abd al-Fattah al Sisi. Lo stesso accadde con la Serbia di Slobodan Milosevic, ultimo paese socialista in Europa, ma il giochetto fu un po’ diverso, prima si armarono gli indipendentisti albaneso-kosovari, poi si decise che tra le ragioni di integrità territoriali della Serbia e le ragioni dei kosovari, esistevano solo,le ultime. Ci furono 72 giorni di bombardamenti su una grande capitale europea come Belgrado, sostenuti principalmente dall’Italia che prestava le basi e inviava i bombardieri (D’Alema premier) che poi sganciavano le bombe nell’Adriatico. Così è stato e così avviene in ogni luogo perchè nel mondo globalizzato non si vuole nessuna forma di socialismo che elimini la fame, le malattie e costruisca scuole. Il mondo globalizzato necessita di povertà, disuguaglianza, fame e ignoranza, per avere profitto e succhiare ricchezza. La nazionalizzazione della industria petrolifera e la redistribuzione della terra ai contadini, sono provvedimenti che il mondo occidentale e americano non può sopportare. Così la soluzione è strozzare il Venezuela, costruire una falsa accusa per Lula e la storia si ripete, dai tempi dei tempi, dai tempi del Cile di Salvator Allende. Ma torniamo a Lula, che qualcuno ha cercato di paragonare a Berlusconi, come un caso di accanimento giudiziario. Ma così non è. Ci dispiace per Paolo Mieli che sul Corriere, con un editoriale vuole redimere il pregiudicato. Berlusconi non è un sospettato, ma un condannato in via definitiva da un tribunale della Repubblica e definito “ delinquente naturale”. Si è salvato da accuse gravi, corruzione di magistrati, di testimoni, compravendita con denaro di parlamentari, grazie a nove prescrizioni e leggi ad personam emanate quando era presidente del consiglio.
Ma torniamo a Lula che ci aveva commosso quando annullò il contratto di acquisto di aerei da guerra per poter costruire scuole e forni del pane anche nelle zone più remote dell’immenso Brasile, o quando con la riforma agraria limitò i poteri del latifondo e iniziò la distribuzione della terra. Di questo la grande stampa non ne parla, ma dipinge un eroe popolare con un piccolo imbroglione. Ma il Brasile è più maturo di quanto gli americani credono e sarà difficile radere al suolo i forni del pane.

di Claudio Caldarelli

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