Il manifesto del terzo millennio

Il presidente della repubblica ha completato in questi giorni la seconda tornata delle consultazioni per decidere quale potrà essere il nuovo governo . Non sembra che possa esserci una soluzione “di legislatura” o quanto meno compatibile con le farneticanti proposte dei diversi programmi elettorali. C’è da sperare, ma non è facile crederlo, che il governo che verrà, quale che sia, abbia almeno la capacità di affrontare le cambiali economiche di 14 miliardi di euro per il 2018 e di 21 miliardi per il 2019 lasciate in eredità dal duo Renzi-Padoan.
Va detto infatti che il combinato disposto di :
• una legge elettorale esemplare per stupidità,
• una gestione di governo incredibile per demagogia irritante e per diritti trasformati in elemosine
• una campagna elettorale “contro” da parte di tutti verso tutti
ha portato ad uno stallo, alla necessità (secondo una logica proporzionale) di rinunciare a posizioni sulle quali si sono chiesti ed ottenuti consensi di voto. Posizioni come flat tax, salario di cittadinanza, 600.000 migranti espulsi, no alla Unione Europea e all’Euro sono scomparse, lasciando la scena ad interventi di abolizione di vitalizio per i parlamentari, di certo effetto esemplare e demagogico ma di irrisorio contenuto economico. Dei modi e delle risorse necessarie per i problemi del paese non c’è traccia
Mi sono costretto, con fatica, a seguire i passi di questa seconda consultazione, dai modestissimi avvicinamenti tra Lega e M5Stelle (subito bruciati dalle uscite senili del pregiudicato di Arcore) al persistente “chiamarsi fuori” del Pd (con risibili cambiamenti da “opposizione” a “minoranza”).
Ho dovuto constatare che i tanti italiani che avrebbero voluto con il loro voto un vero cambiamento si troveranno un esecutivo (ammesso che vada in porto) che potrà andare avanti solo con il sostegno dei responsabili di un ventennio infame (seguito dal triennio autolesionista dell’ex sindaco di Firenze). Vale a dire di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia e compagni di cordata (non escluderei conversioni di qualche renziano).
Unica novità non negativa quella di una possibile candidatura di compromesso per la Presidenza del Consiglio di Giancarlo Giorgetti, 52 anni, bocconiano, commercialista, solida capacità economica ed esperienza parlamentare, uno dei “saggi” di Napolitano dopo le elezioni del 2013 (magari questo non è un merito).
Curriculum di tutto rispetto, quello di Giancarlo Giorgetti, rispetto agli altri possibili candidati, come Matteo Salvini, 45 anni, studente universitario, già frequentatore di centri sociali (Leoncavallo), più volte deputato europeo con record assoluto di assenteismo. O come Luigi Di Maio, 31 anni, studente universitario, ascendenti politici familiari di destra, scarsa esperienza di lavoro precario,secondo mandato alla Camera dei deputati (quindi, secondo le regole del M5Stelle, con ritorno al precariato al termine della attuale legislatura).
Assolutamente assente, nel panorama politico, quella che una volta si chiamava sinistra. Non solo in Italia. Per richiamare un antico testo, sembrerebbe definitivamente finito il tempo in cui “Uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro del comunismo” …
Non sono però finiti, in Italia, come in Europa, come nel mondo, i problemi di giustizia, di dignità, dei diritti umani che animarono quello spettro. Per 5 miliardi di donne ed uomini della terra essi sono anzi aumentati: allo sfruttamento sul lavoro e sulla sua destinazione si è aggiunto quello sul consumo forzato.
La terra non è ancora la patria comune per tutti. E c’è quindi la necessità di una nuova elaborazione teorica, di un nuovo manifesto.
L’elaborazione, i principi ci sono già, basta fare riferimento alla “Laudato sì”, alla “Gaudete et exsultate” di Francesco. E al suo recentissimo appello a tutti, credenti e non credenti: “Il Vangelo è una speranza, anche per l’economia” , nella solidarietà, nella collaborazione, non nella competizione e la lotta.
Viene in mente “L’obbedienza non è più una virtù” di don Milani:
“Non discuterò qui l’idea di Patria in sé. Non mi piacciono queste divisioni. Se voi però avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri” …
E’ il momento, è la necessità che nasca un nuovo Manifesto:
“Donne ed uomini di buona volontà di tutto il mondo, unitevi” !!

di Carlo Faloci

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