“E’ stato abuso e non aggressione sessuale”: la sentenza che scuote la Spagna all’epoca del #Metoo
“No se no”. No è no. E’ stato un “abuso” e non “un’aggressione sessuale”. Peccato che un abuso è un’aggressione sessuale, è uno stupro è una violazione. Della libertà, del corpo, di una persona.
Pamplona, festa di San Firmin, corsa dei tori 2016: cinque ragazzi di Siviglia, tra i 27 e i 29 anni, conoscono una ragazza di 18 e poco dopo in gruppo abusano di lei. Filmano il tutto con i loro smartphone e se ne vantano sul gruppo WhatsApp “La Manada” che sta per “Il branco”.
Di recente il Tribunale di Pamplona ha condannato i ragazzi a 9 anni per abuso sessuale, con l’obbligo di non avvicinarsi a meno di 500 metri dalla vittima a cui devono un risarcimento di 50 mila euro. Inizialmente erano stati chiesti 22 anni e 10 mesi ciascuno e un indennizzo di 100 mila euro. I violentatori sono stati però assolti con formula piena dall’accusa di aggressione: per i tre giudici spagnoli incaricati del caso non c’è stata violenza e intimidazione. Uno dei magistrati sembrerebbe volesse chiedere persino l’assoluzione completa.
La sentenza ha scatenato proteste in tutta la Spagna, da Madrid a Barcellona, passando ovviamente per Siviglia, città natale dei ragazzi e Pamplona, luogo dell’accaduto. In poco tempo su Twitter è diventato virale l’hashtag #Yotecreo. Il ministro della giustizia spagnolo ha persino richiesto una revisione del codice penale, in materia di violenze sessuali, del 1995. Davanti al tribunale si leggevano cartelli come “non è abuso sessuale, è stupro” oppure “palazzo di ingiustizia”.
Da poco si sono unite alla protesta,contro qualsiasi previsione, delle suore di clausura basche della città di Hondaribbia, che attraverso un post su Facebook si augurano per le altre donne la stessa libertà che hanno avuto loro nello scegliere di dedicare la propria vita alla religione: “Senza che siano giudicate, violentate, minacciate, assassinate o umiliate per questo”. E alla fine l’immancabile: “Sorella #Yotecreo”.
di Irene Tirnero
