In attesa del governo giallo-verde, qualche domanda sulla flat tax

Qualche giorno fa, ho sentito che nelle trattative per il nuovo governo, che la Lega ha ribadito l’imprescindibilità di mettere in pratica la flat tax e che i 5 Stelle abbiano risposto che si poteva fare, purché in modo progressivo. Magari si può non capire nulla di economia, ma almeno dal punto di vista logico i due concetti (il flat e la progressività) sono chiaramente un tantino in conflitto, poiché l’uno in antitesi all’altro. A ciò che trapela, la sintesi tra i due concetti, mancando di molti dati (tipo quelli sul reddito familiare) e soprattutto del testo finale che uscirà dal confronto, non può che essere semplicistica e lacunosa. Quindi pur premettendo che ogni conclusione è pura illazione, si possono trarre dei buoni argomenti di riflessione.

La flat tax progressiva, dovrebbe essere solo un modo diverso di calcolare il reddito (da quello dell’individuo, a quello famigliare) ed una diversa impostazione delle aliquote e delle deduzioni. Quindi, se si chiamerà “flat tax” invece che “riforma fiscale”, sarà solo per dare un contentino agli elettori di Salvini, che così potranno dire di averla ottenuta, anche se diversa da quella sbandierata in campagna elettorale. La tassazione dovrebbe essere al 15% per i redditi famigliari fino a 80 mila euro annui e al 20% per i redditi superiori. Con questo diverso regime fiscale, probabilmente chi guadagna poco (entro i 35 mila euro famigliari annui) non avrebbe praticamente alcun beneficio, poiché potrebbe pagare il 5% in meno, come pure tanto in più (ma pare siano previste delle clausole per evitare ciò); chi ha un reddito famigliare più solido (tra i 40 me i 60 mila euro) potrebbe godere di un valido taglio delle imposte (si dice anche di oltre la metà), mentre coloro oltre gli 80 mila avrebbero una riduzione percentualmente più contenuta, ma che a valore varrà tanto di più.

Questa nuova concezione della tassazione, più semplificata, necessiterebbe sicuramente di qualche correttivo per renderlo socialmente più equo, ma pone fondamentalmente qualche interrogativo:
1) A chi giova? Non sembrerebbe premiare la gran massa contributiva (si stima che circa il 44% guadagni entro i 18 mila euro). Sembrerebbe che a beneficiarne sarebbe soprattutto quella classe media toccata sì dalla crisi, ma non troppo seriamente (quelli tra 40 e 60 mila euro, circa il 5%) ed i ricchi/super-ricchi (oltre gli 80 mila euro annui, meno del 2%).
2) Quanto costerà allo Stato? Viene stimato che una simile riforma verrebbe a costare allo Stato tra i 50 ed i 60 miliardi di euro
3) Come si compenserà il mancato gettito? Qui, tutte le ipotesi sono aperte, ma c’è chi parla di una nuova rottamazione di cartelle, di nuova Spending Review, di uno sforamento del deficit, della riduzione dell’evasione fiscale, poiché disincentivata da queste aliquote
4) Chi pagherà questo recupero? In un regime di bassa fiscalità, da sempre a pagare le maggiori conseguenze saranno coloro che con redditi inferiori si troveranno ad essere assistiti da uno “Stato più snello”, cioè con meno servizi (come sanità, istruzione, pensioni)
5) A cosa dovrebbe servire? Secondo alcuni esperti economici della Lega, la flat tax oltre a semplificare il regime fiscale, dovrebbe ridurne l’evasione (che a certi regimi non converrebbe) ed incentivare la ripresa economica. Ma il calcolo sul reale gettito fiscale (inclusivo del calo del tasso di evasione), conseguente a questa novità, lascia molti dubbi.

Alcuni studiosi sostengono che in altri paesi (ex nelle repubbliche baltiche) la tassazione unica ha incentivato l’economia. Ma, in realtà qualunque forma di riduzione di tasse, può portare un simile risultato, solo che occorre decidere quale categoria di cittadini debba essere premiata da un simile sconto fiscale. Il rischio, non infondato è che questa mossa economica sia come una puntata alla roulette, in cui ci si giochi tutto (una tantum esattoriale, tagli ai servizi, ritorno volontario alla fiscalità degli evasori) nella speranza che si crei maggiore liquidità e da essa un virtuoso circolo economico. Ma se, come sostengono altri economisti, per l’economia di un paese grande come il nostro, dalle così grandi disparità economiche, questa ricetta non dovesse funzionare? Allora aspettiamoci un altro governo tecnico, a gestire l’ovvio commissariamento europeo, con un altro periodo di “lacrime e sangue”…

Forse con tutti questi sconti, da principio staremo tutti un po’ meglio; ma se la flat tax non dovesse funzionare, poi chi ne pagherà le conseguenze?

di Mario Guido Faloci

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