Una torsione istituzionale

Tomaso Montanari, presidente di Libertà e Giustizia, l’associzione che tanto si è battuta per difendere la Costituzione “più bella del mondo”, dagli attacchi insensati del governo Renzi che voleva cambiarla a colpi di maggioranza e poi bocciato dalla sovranità popolare con il referendum, in cui ha trionfato il “NO” allo stravolgimento della Carta, definisce quanto accaduto al Quirinale domenica 27 maggio, “una torsione istituzionale”.

“In queste ore concitate e drammatiche occorre conservare la lucidità, e non presentarsi alla facile demagogia della piazza. Se la messa in stato d’accusa del Capo dello Stato appare una truculenta buffonata, anche le mobilitazioni in suo favore appaiono del tutto fuori luogo. Questo pessimo,epilogo chiude un irresponsabile percorso di privatizzazione delle istituzioni republicane, culminato nel comtratto tra Lega e Cinque Stelle: con l’annesso comitato di conciliazione e con la conseguente scelta di una evanescente figura di esecutore tecnico cui affidare la parte di presidente del Consiglio.

Sergio Mattarella ha infine inflitto all’istituzione della Presidenza della Repubblica una “torsione inaudita”, che costituirà un precedente pericolosissimo. Il suo lungo discorso ha eplicitato il fatto che egli si è assunto la responsabilità di decidere l’indirizzo politico del governo, entrando nel merito di idee e scelte politiche: così non rispettando spirito e lettera della Costituzione. Le sue motivazioni hanno formalizzato una dura verità: la sovranità dei mercati ha preso il posto della sovranità popolare. L’incarico a Carlo Cottarelli ha poi tratteggiato icasticamente l’immagine di una domocrazia commisariata. Nel suo discorso Mattarella ha detto che aveva accettato tutti i ministri tranne quello dell’economia. Tutti: anche Matteo Salvini all’Interno. In questo doppio registro c’è il senso profondo della crisi generale in cui siamo sprofomdati: si tutelano i soldi, non i corpi. Gli investitori, non i principi fomdamentali della Carta. È una dittatura dei mercati in cui le vite, i diritti, l’eguaglianza contano meno di zero. Ed è qui, è proprio in questa sottrazione di democrazia e in questa generale genuflessione al potere del denaro, che la proposta razzista di Matteo Salvini prospera e macina consenso”.

A confermare la sovranità dei mercati sulla sovranità popolare l’ultima, in ordine di tempo, dichiarazione del Commissario europeo al Bilancio Gűnther Oettinger:”I mercati insegneranno agli italiani a non votare per i populisti alle prossime elezioni”. Il Commissario al Bilancio e la persona più influente della Comunità Europea. Poi ci sono i riferimenti della Merkel sulla crisi della Grecia.

Paolo Mieli, che non è un estremista, populista, facinoroso, ex direttore del Corriere della Sera:” La sorte della nomina di Savona per il Colle è un punto di arrivo. Inteso, io sull’Europa la penso all’opposto del professor Savona: i patti si onorano…e illudersi che la soluzione del nostro debito sia dare uno scossone alla Germania è una fesseria. Ma se Savona è stato proposto, visto la maggioranza che lo sostiene, bisogna rispettare questa indicazione. In caso diverso si metterebbe in isolamento il Colle, peima volta nella storia d’Italia. E non sto parlando delle legittime preoccupazioni europeiste del Presidente, ma del fattl diverso di un veto”.

di Claudio Caldarelli

Print Friendly, PDF & Email