Pomodori rosso sangue: il caporalato che uccide e finisce sulle nostre tavole

Cos’è il caporalato? Lo sfruttamento della manodopera a basso, bassissimo costo. Lo troviamo in tutti i campi in cui si richieda una notevole prestanza fisica, in quei lavori faticosi che spesso si riducono a fare le persone disperate e che non hanno altra alternativa, se non quella di fare “quello che non vogliono fare gli altri”, per lo più sottopagati e senza un briciolo di tutela.

Abdullah Mohamed era un bracciante sudanese di 47 anni, che il 20 luglio del 2015 stava raccogliendo pomodori nei campi di Nardò, nel sud della Puglia. Il termometro dei campi segnava ben 40 gradi e lui lavorava senza acqua, senza riparo dal sole, senza guanti, senza niente di niente.

Mohamed è morto.

Ma lui è solo una delle innumerevoli vittime del caporalato.

Ad ottobre del 2016 è stata approvata la legge che ha riscritto il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

Sia il datore di lavoro che gli intermediari sono colpiti dalla legge, prevedendo tra le altre cose la confisca dei beni e l’adozione di misure che preservano l’operatività dell’azienda e l’occupazione dei lavoratori.

Non è accettabile che le grandi aziende non considerino minimamente l’obbligo morale di assicurarsi in che modo lavora chi gli fornisce la materia prima.

Pretendiamo che gli immigrati ed i clandestini abbiano il diritto di arrivare nelle coste italiane, ma dopo averli salvati dalle acque del mare non ci interessa più di loro, non ci interessa che non ci siano dei centri di collocamento che lavorino adeguatamente per trovargli un’occupazione regolare che sarebbe utile all’economia del nostro Paese.

Cosa provoca l’abbandono di queste persone e la loro conseguente disperazione?

Non sapendo a chi rivolgersi, si affidano a chi gli garantisce un lavoro molto faticoso pagato a giornata, lavorando 12 ore al giorno per neanche 30 euro, senza pause, senza diritti, senza tutele. Tutto questo per portare a casa qualcosa che sia meglio del nulla, magari per mantenere una famiglia numerosa e far mangiare i bambini.

E magari, un giorno per il gran caldo e la gran fatica non ce la fanno. Muoiono, spuntando sangue sulle nostre belle scatole di pomodori che troviamo nei grandi supermercati. Pomodori sporchi di sangue di chi, per sopravvivere, è disposto a morire.

di Ludovica Morico

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