Dedicatemi qualche minuto…

Sono stanco di sentire polemiche sulle scorte. Sono veramente stanco.

Sarà mica colpa mia se da quattro anni vivo con una spalla menomata dopo un’aggressione fisica?

Sarà mica una responsabilità dei miei genitori e mia se la notte di un caldo agosto di quattro anni fa tentarono di bruciarmi casa mentre io, mio padre e mia madre ci trovavamo all’interno?

Sarà mica una colpa mia se il reggente del clan mafioso di Vittoria mi vuole morto e la sua condanna l’ha scritta, anche, pubblicamente (e per questo è stato condannato)?

Sarà mica colpa mia se il fratello di uno dei più sanguinari boss di Siracusa mi ha condannato a morte o se i boss di Pachino volevano organizzare (appena due mesi fa) un attentato con un’autobomba in cui, a morire, non dovevo essere soltanto io, ma anche i miei (meravigliosi) uomini di scorta e magari chi, passando, sarebbe stato vittima innocente?

Si, perchè viviamo un momento gravissimo, in cui chi viene minacciato perchè fa solo il proprio dovere, viene additato e quasi deve scusarsi.

Sarà mica colpa di Daphne Caruana Galizia se l’hanno ammazzata, trucidandola, davanti agli occhi del figlio?

Sarà mica colpa di Roberto Saviano, di Federica Angeli, di Sandro Ruotolo, di Lirio Abbate, di Giovanni Tizian, di Michele Albanese o di Giuseppe Antoci se le mafie li vogliono morti?

Non è una questione politica e vi prego di non dividervi fra “pro” e “contro” perchè si inneggia a questo o a quell’altro partito. Perchè noi abbiamo paura. Si, l’abbiamo.

Io ne ho tanta, tantissima.

Ho sempre ringraziato lo Stato per avermi, fino ad oggi, protetto. Ma la scorta, ricordatelo, non si chiede e chi vive sotto scorta non è un privilegiato, è semplicemente un cittadino che è privato della propria libertà fisica per difendere la libertà più importante: quella di ognuno di noi.

Quindi? Che fare?

Va bene, tanto la colpa è nostra.

La colpa è di chi scrive.

La colpa è di chi crede che, da cittadini e facendo soltanto il proprio dovere, possa migliorare questo nostro Bel Paese.

Ma noi, semplicemente, non vogliamo morire.

E soprattutto non vogliamo rimanere soli.

Ecco perchè vi invito a vedere questo video.

Corinne Vella, sorella di Daphne, ha spiegato il lavoro che, ogni giorno, Daphne svolgeva, da cittadina (prima ancora che da giornalista) libera.

Daphne aveva paura, ma non ha arretrato.

Grazie Corinne. Grazie delle tue parole e del Tuo abbraccio. Grazie del coraggio che ci hai dato quando, invece, avremmo dovuto darlo noi a Te.

Ecco perchè ho dedicato quella serata (ed il premio più antico italiano) a Daphne, a Andy Rocchelli ed a Giulio Regeni.

Perchè da cittadini abbiamo il dovere di crederci, di invocare “verità e Giustizia”.

Perchè Giulio, Andy e Daphne potrebbero essere i nostri fratelli, i nostri figli. E non possiamo permettere di perdere il dono più grande: la fratellanza e la voglia di vivere, insieme.

di Paolo Borrometi

 

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