Affondano i bambini vestiti di rosso

Nei giorni scorsi, al largo delle coste libiche, è affondata una imbarcazione che trasportava circa 120 persone, sono morti affogati più di cento, tra cui tre bambini. La guardia costiera ha recuperaro solo pochi supertiti: sedici naufraghi impauriti, denutriti, infreddoliti. Il gommone era partito dalle coste libiche e su quelle coste riporteranno i superstiti.

Tornano nel punto esatto da dove erano fuggiti per salvarsi la vita dalle persecuzioni religiose, o dalla pulizia etnica, o dalla guerra. Una speranza che ora viene negata dal nostro governo, dal ministro degli Interni Salvini con il consenso del movimento 5 stelle del vice premier Di Maio. Tutti insieme felicemente contro i migranti, contro la politica della accoglienza, che in verità non c’è mai stata, contro ogni forma di solidarietà umana. Su quel gommone di dannati, c’erano tre bambini e trenta donne. Su quel gommone c’era la speranza di esistere e di crescere, affondata dalla indifferenza di una Italia che si scopre sempre più razzista e xnofoba. La stessa indiferenza dell’Europa, che chiude le frontiere, alza muri e reticolati, respinge e affonda senza nessun senso etico o morale. Tre bambini, piccoli, avevano meno di un anno, uno era egiziano, due marocchini.

Erano saliti su un gommone che non poteva imbarcarli tutti, ma gli scafisti pensano al guadagno non alla sicurezza. Così era sovraccaricho, il gommone, le mamme avevano capito che erano troppi, ma non avevano scelta, l’alternativa era non partire e rimanere nei lager libici dove di violentano e ti umiliano. Le donne a bordo, sono mamme, sono compagne, sono sorelle, conoscono la solidarietà femminile che deriva dalla natura. Le donne capiscono il rischio della traversata, percepiscono il dramma, si sentono parte della sorellanza che dovrebbe unire tutti noi e cercano di proteggere i bambini, fino a vestirli di rosso affinchè, in caso di naufragio, i soccorritori possano individuarli tra le onde. Cercano le magliette e i pantaloncini, tra i pochi stracci che si portano dietro.

Cercano, tra le loro misere cose, un colore, il colore della speranza di vita, cercano il rosso che è anche dolore e sangue, sanno, le donne-sorelle, che i bambini sono angeli da proteggere, non possono affondare e morire per l’indifferenza e la malvagità di una politica sciagurata ce non è in grado di affrontare una questione epocale. Salvare gli angeli, tenerli in vita, i bambini vestiti di rosso dovranno essere rilescati per primi, non possono morire con pochi mesi di vita, loro sono la speranza e la continuità di tutti coloro che muiono o vengono lasciati morire. Tra le loro miserie, trovano delle magliette rosse, sono un pò grandi, ma non fa niente, sono in mezzo al mare, in balia delle onde e di scafisti senza scrupoli che hanno già violentaro molte di loro.

Le donne, si sentono mamme per natura e sorelle per scelta di vita, vestono i piccoli, li prendono in braccio, gli puliscono il moccio che cola dal naso, giocano con le mani, si fanno stringere le dita. I bambini, cosi piccoli, non hanno compiuto ancora un anno di vita e già si trovano in condizioni disumane, loro, le mamme-sorelle lo sanno, gli asciugano gli spruzzi delle onde che gli sferzano il viso, gli puliscono il sale dagli occhi, i bambini, piangono, urlano, poi si calmano, ridono, poi tornano a piangere. Hanno fame, hanno sete, hanno voglia di gattonare, ma non possono mangiare o bere ne tantomeno gattonare. Il gommone imbarca acqua, si appesantisce, sono troppi a bordo, le onde si ingrossano, i bambini percepiscono il pericolo, si stringono al petto delle madri-sorelle, piangono, cercano le mani ma trovano le onde. Intanto la notte sciama, si vedono i primi bagliori di una alba che non vedranno mai. La notte sembra non finire, il giorno non riesce a scaccire l’incubo del buio. È quasi giorni, l’imbarcazione prende fuoco, sono le quattro del mattino, gli angeli rossi piangono sul seno delle mamme-donne-sorelle che li accarezzano, gli sussurrano parole d’amore, gli cantano la ninna nanna in lingua yemenita, egiziana, marocchina, nigeriana, ghanese, sudanese, gli parlano d’amore nella loro lingua perchè i bambini capiscono qualsiasi lingua parli d’amore.

I bambini vestiti di rosso si calmano, non piangono più, anche se il giorno ancora non nasce, aspettano, tra le braccia delle mamme, su quella imbarcaziine ce ne sono trenta di sorelle-mamme. I bambini ora tacciono, stremati da una notte infernale, percepiscono il pericolo, avvertono il fuoco, vedono che tutti si muovono e spingono indietro, ma dietro non c’è posto, tutti si accalcano per sfuggire alle fiamme, il gommone di inclina, si alza, il peso è sbilanciato, si rovescia. Le mamme-sorelle sono sorelle ancora di più nei momenri di pericolo e di panico, fanno cerchio intorno ai bambini vestiti di rosso, cercano di tenergli la testa fuori dall’acqua, annaspano, resistono. Il mare fa la voce grossa, si impenna, le onde si alzano e con furia  strappano dalle mani i piccoli pesci rossi che non piangono più. Non piangono più anche se hanno meno di un anno e le mamme -sorelle galleggiano a pancia in giù e non possono più abbracciarli al seno. I bambini vestiti di rosso ora sono soli, bevono sale e affondano al largo delle coste libiche, perchè non c’era nessuna nave a salvarli.

di Claudio Caldarelli

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