A(r)miamoci

Il settore delle armi non conosce crisi. I dati, resi pubblici dall’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma, rivelano che l’aumento nella vendita di armamenti segna un più 10% negli ultimi quattro anni.

Sempre brillante la performance del Belpaese che va oltre la media e vanta un aumento del fatturato del 13%. Un risultato raggiunto grazie alle vendite realizzate in regioni problematiche e instabili come Africa e Medio Oriente. Tra i nostri principali clienti vantiamo gli Emirati Arabi Uniti, la Turchia e l’Algeria.

Il fatturato italiano dalla vendita di armi e sistemi militari nel 2017 ha superato i 10 miliardi di euro. Un affare che si nutre del carattere autoritario degli acquirenti, delle loro violazioni dei diritti umani, dei loro coinvolgimento nei conflitti e, non di rado, del sostegno attivo ai gruppi terroristici. Ma non si può certo pretendere di vendere le armi ai pacifisti.

L’instabilità mondiale è un vero bengodi per i produttori di armi italiani. Gli affari vengono conclusi, sotto l’occhio benevolo di tutti i governi nonostante, ad esempio, tre risoluzioni del parlamento europeo chiedano agli Stati membri di imporre un embargo alla vendita di armi verso l’Arabia Saudita «visto il coinvolgimento del paese nelle gravi violazioni del diritto umanitario accertato dalle autorità competenti delle Nazioni Unite». Ancora questi vincoli europei.

Noi, padroni a casa nostra, battiamo i pugni sul tavolo e pazienza se tra i reperti che sono stati ritrovati dagli ispettori Onu nelle città e nelle aree civili bombardate dall’aviazione saudita in Yemen c’erano le nostrebombe aeree MK82, MK83 e MK84.

Se non ci ferma la UE figuriamoci l’appello, lanciato al Parlamento italiano affinché si conformi alle risoluzioni europee e sospenda l’invio di armi che alimentano il conflitto, dalle associazioni Oxfam Italia, Rete della Pace, Amnesty International Italia, Movimento dei Focolari, Fondazione Finanza Etica, Rete Italiana per il Disarmo.

Naturalmente è vero che, non per buonismo ma per realismo, fermare le guerre significa anche fermare i profughi di guerra, il più dibattuto motivo di crisi della costruzione europea.

Ma un conto è prendersela con le Ong, accusare Mattarella di attentato alla costituzione, promettere sfracelli in Europa, denunciare le scie chimiche o demonizzare i vaccini, un altro è disturbare i veri “padroni del vapore”. Per loro la pacchia continua.

di Enrico Ceci

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