Ecomafie, Gomorra è ancora lì

Dal rapporto annuale per il 2017 sui crimini commessi contro l’ambiente, due percentuali in considerevole aumento spiccano e rappresentano le informazioni più rilevanti. Da una parte aumenta del 9,4% il fatturato dell’ecomafie, arrivando ad essere un business che frutta oltre 14 miliardi di euro. Dall’altra, mai come nello scorso anno sono stati effettuati così tanti arresti legati a reati contro l’ambiente. 538 il numero totale, 139,5% in più rispetto all’anno precedente. Due dati con lo stesso segno ma con opposto valore di merito. Il rapporto di Legambiente è stato presentato alla Camera dei Deputati dal presidente dell’associazione Stefano Ciafani alla presenza del Ministro dell’Ambiente Sergio Costa.

Quando si parla di ecomafie, termine coniato e introdotto nel linguaggio comune dalla stessa Legambiente, ci si riferisce ad un settore di attività delle organizzazioni mafiose che fanno riferimento ai crimini contro l’ambiente e il patrimonio artistico e culturale. Reati che soltanto 3 anni fa, attraverso la legge 68, sono stati inseriti nel codice penale. È questa introduzione a spiegare il forte aumento nelle ordinanze di custodia cautelare.

Tra l’ampio arco di settori compresi nella definizione il più redditizio è quello dei rifiuti che è anche quello con la più alta percentuale di arresti. Una vera e propria miniera d’oro per le organizzazioni mafiose e di cui la Terra dei fuochi non ne è che l’esempio più noto. Anche la quantità di rifiuti sequestrati è in aumento, arrivando a 4,5 milioni di tonnellate.

In leggero calo rispetto all’anno precedente, invece, i reati per abusivismo edilizio anche se si sono registrate 17 mila nuove costruzioni abusive.

Tra le altre tipologie di reati i più impattanti sono quelli contro gli animali e le piante protette e quelli nel settore agroalimentare. In quest’ultimo ambito il rapporto punta il dito sugli shopper. Ben il 60 buste in circolazione su 100 sono fuori norma e dannose per l’ambiente. Sono i mercati rionali di ortofrutta e quelli al dettaglio i più difficili da controllare.

Dal rapporto ancora una volta si evidenzia con facilità il significato del suffisso, ovvero il ruolo svolto dalle mafie in questo tipo di reati. Basta guardare le regioni dove si concentrano di più le illegalità. La Campania è la prima e sommando a questa Sicilia, Puglia e Calabria si raggiunge quasi la metà dei reati. Proprio quelle regioni dove le organizzazioni mafiose hanno origine. Infatti, Legambiente è arrivata a censire 331 clan attivi nei crimini ambientali. Specialmente nella gestione dei rifiuti, le mafie riescono a sfruttare la loro capacità di infiltrarsi nelle istituzioni. Il 2018 è finora un anno record per lo scioglimento di comuni per infiltrazione mafiosa. 16 le amministrazioni comunali sciolte da gennaio, nel 2017 erano state 20.

“L’ambiente degradato e saccheggiato è, al tempo stesso, uno spazio vittima delle organizzazioni del crimine e brodo di cultura della loro espansione”, ha affermato il presidente Mattarella in una nota inviata alla presentazione del rapporto. “Laddove si attiva un circolo virtuoso di recupero, là vengono avversate e sconfitte le mafie”.

di Pierfrancesco Zinilli

 

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