Acque e Acquedotti di Roma

Cosa sarebbe stata Roma senza la sua rete idrica. Le maestose terme e le fontane pubbliche? Senza acqua impossibile farle funzionare. Certamente Roma sarebbe diventata una potenza, ma avrebbe faticato. L’acqua per Roma era una necessità. Le sorgenti però erano lontane dalla città. Bisognava raccogliere l’acqua convogliarla e trasportarla. Per far questo, gli ingegneri idraulici dell’antica Roma, realizzarono imponenti opere, chiamate acquedotti, che arrivando fin dentro l’urbe si diramavano in capillari gangli vitali per la città.

Calcoli precisi, permettevano di superare con gallerie o con magnifiche arcate, il territorio fino ad arrivare a Roma. Calcoli talmente accurati da fare invidia agli attuali ingegneri idraulici. I personaggi della Roma repubblicana o imperiale che volevano essere ricordati nei secoli si preoccupavano di costruire un acquedotto. Lasciavano così il loro nome nelle pagine della storia. Roma ancora sfrutta quella rete per il suo approvvigionamento idrico. A dimostrazione dell’ottimo lavoro fatto. Ma quali e quanti sono gli acquedotti dell’antica Roma? Se ne contano dieci:

Aqua Appio — venne costruito dai censori Appio Claudio Cieco e Caio Plauzio Venox nel 312 a.c. captava le acque dalle sorgenti lungo la via Predestina. Era un acquedotto che si sviluppava quasi completamente sottoterra. Terminava il suo percorso nei pressi del Foro Boario, dopo aver attraversato il Celio e l’Aventino.

Anius Vetus — fu realizzato dai censori Manlio Curio Dentato e Flavio Flacco tra il 272 e il 270 a.c usando il bottino di guerra della vittoria contro Pirro. Raccoglieva le acque del fiume Aniene sopra Tivoli. Prevalentemente sotterraneo, finiva il suo percorso nei pressi della porta Esquilina.

Aqua Marcia — costruito nel 144 a.c. dal pretore Quinto Marcio Re, raccoglieva anche le acque dell’alto bacino dell’Aniene. Con un percorso misto sia in galleria che di superficie, a Roma si divideva in due rami. Quello principale, che terminava nella zona del Vicinale e quello secondario che raggiungeva la zona del Celio e dell’Aventino. Sotto Caracalla, nel 213 de venne realizzata una diramazione che portava acqua alle nuove terme volute dall’imperatore.

Aqua Tepula — furono i consoli Caio Servilio e Lucio Cassio Longino a realizzarlo nel 125 a.c. convogliava le acque che sorgevano al X miglio della via Latina. Nel 33 a.c. fu fatto confluire nell’Aqua Iulia.

Aqua Iulia — costruito per volere di Agrippa nel 33 a.c. canalizzava le acque dal XII miglio della Via Latina, nei pressi dell’odierna Grottaferrata. Terminava a Roma nella zona del Vicinale.

Aqua Virgo — voluto anche esso da Agrippa, fu inaugurato nel 19 a.c. incanalava le acque dall’VIII miglio del- la via Collatina. La sua acqua serviva principalmente per le terme di Campo Marzio. Secondo una legenda il suo nome “Acqua Vergine” è dovuto al fatto che una giovane fanciulla indicò alcuni soldati romani il luogo della sorgente.

Aqua Alsietina — meglio nota come Aqua Augusta, fu costruito sotto l’impero di Augusto nel 2 a.c. serviva l’attuale quartiere di Trastevere e forniva anche l’acqua per i giochi navali, le naumachie. Traiano nel 109 d.C. vi innestò un altro ramo che prendeva l’acqua dal lago di Martignano.

Anius Novus e Aqua Claudia — iniziati entrambi da Caligola nel 38 d.C. furono terminati dallo zio Claudio nel 52 d.c. il primo raccoglieva le acque dell’Aniene presso i monti Simbruini, il secondo la canalizzava nell’alta valle dell’Aniene.

Aqua Traiana — costruito nel 109 d.c. da Traiano convogliava le acque dei monti Sabatini” presso il lago di Bracciano, terminava a Roma sul colle del Gianicolo .

Aqua Alessandrina — questo acquedotto fu costruito sotto Alessandro Severo nel III sec. d.C. raccoglieva le acque lungo la via Prenestina, finiva in Campo Marzio dove alimentava le Terme di Nerone.

Ma la costruzione di acquedotti a Roma non fu solo appannaggio degli antichi romani, anche i papi realizzarono o ampliarono gli acquedotti. Niccolò V affidò a Leon Battista Alberti l’incarico di ampliare e restaurare l’Aqua Virgo. Sisto V ne fece realizzare uno nuovo, l’acquedotto Felice, che riutilizzando le acque dell’Aqua Alessandrina, finiva a Roma alimentando anche la fontana del Mosè. Paolo V invece ricostruì l’Aqua Traiana. Pio IX lo fece per l’Aqua Marcia. Gli acquedotti più moderni invece sono quelli del Peschiera, che prende acqua dalla provincia di Rieti e quello Appio-Alessandrino realizzato tra il 1963 e il 1968, usando il vecchio acquedotto Felice.

L’acqua è sempre stata linfa vitale per Roma. La sua distribuzione capillare, il suo convogliamento in arcate o gallerie ancora desta stupore. Opere di ingegneria idraulica che non hanno nulla da invidiare alle moderne condotte. I romani avevano capito bene una cosa, l’acqua è vita.

di Fabio Scatolini

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