Gaza è “claustrofobica”

L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha dichiarato che la situazione a Gaza è “claustrofobica” e che le condizioni di vita dei Palestinesi, già sfiancate da undici anni di assedio economico, non potranno che peggiorare dopo la decisione di Washington di tagliare i fondi per l’assistenza ai profughi.

Purtroppo inascoltata, fin dal 2012, la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD) ha avvertito il mondo che, senza interventi positivi, l’area rischia di diventare “inabitabile” entro il 2020.

Purtroppo, in questi sei anni, le condizioni sono addirittura peggiorate. Isabelle Durant, vice capo dell’agenzia per lo sviluppo delle Nazioni Unite, descrive la situazione nella Striscia come potenzialmente catastrofica.

L’economia palestinese, già soffocata dall’occupazione, è ulteriormente peggiorata a seguito del calo del sostegno internazionale. Nel 2017, infatti, gli aiuti internazionali destinati allo sviluppo palestinese sono scesi a 720 milioni di dollari, segnando un meno 10% sul 2016. Solo dieci anni fa ammontavano a 2 miliardi di dollari.

Ora che Trump ha deciso di non versare i 350 milioni di dollari con i quali gli USA finanziavano l’agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi (UNRWA), di tagliare i 200 milioni di dollari di pagamenti all’USAID – l’agenzia americana di sostegno allo sviluppo internazionale – destinati ai palestinesi e 25 milioni di dollari di aiuti diretti a sei ospedali che servono principalmente i Palestinesi a Gerusalemme, si comprende la gravità dell’allarme lanciato dalla Durant.

Calo del sostegno internazionale, congelamento della ricostruzione, stagnazione dei consumi e degli investimenti, restrizioni sul movimento di persone e merci, confisca delle terre e delle risorse naturali, espansione degli insediamenti israeliani, disegnano una situazione esplosiva.

Già oggi, a Gaza, il tasso di disoccupazione raggiunge il 44% e colpisce principalmente i giovani, (la metà dei palestinesi sotto i 30 anni è senza lavoro) e le donne, l’occupazione femminile arriva a stento al 19%.

La comunità internazionale è cieca davanti a quanto accade e sembra non preoccuparsi neppure della bomba sociale pronta a esplodere. Anche contro i suoi interessi.

Se mai le previsioni dell’UNCTAD dovessero avverarsi, chi può pensare che, almeno una parte di quei profughi, non cercherà rifugio in Europa?

Se mai l’affermazione “aiutiamoli a casa loro”, ha avuto un senso, questo è il momento di metterla in pratica.

Nel suo ultimo rapporto, l’UNCTAD ha affermato che la semplice rimozione di alcune delle restrizioni israeliane sul commercio e sugli investimenti palestinesi consentirebbe un balzo dell’economia del 10% e la UNRWA prevede, addirittura, che lo sviluppo dell’economia palestinese potrebbe raddoppiare – e la disoccupazione e la povertà precipitare – con la cessazione dell’occupazione israeliana.

Se non ora, quando?

 di Enrico Ceci

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