Le ingiustizie del Consiglio superiore della magistratura

Il Csm ha convocato Nino Di Matteo, il pm che indaga sulla trattativa Stato-mafia, per audirlo in merito a eventuali depistaggi sulla strage di via D’Amelio, dove vennero assassinati il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta. Dopo ventisei anni da quella orrenda strage, accade che un pm come Di Matteo, minacciato da Totò Riina e da tutta la cupola mafiosa, venga perseguitato per la sua attività di inchiesta. Abbiamo scritto tanto sulle indagini del pm di Palermo, sulla sua scottante inchiesta che vede coinvolti apparati Istituzionali nel periodo delle stragi. Dalle inchieste di Nino Di Mattep sono emerse responsabilità dei servizi di intelligence, chiamati deviati, ma che deviati non erano perchè rispondevano ad una strategia per disegnata dalle collusioni tra potere politico e potere mafioso.

Il Csm di errori ne fa molti quando l’argomento è la mafia, volgiamo ricordare la mancata nomina di giudici come Giovanni Falcone a consigliere istruttore, a procuratore di Palermo e ad alto commissario antimafia, e Paolo Borsellino. Anche loro, nel pieno delle loro indagini che sfociarono nel maxi-processo, furono messi sotto provvedimento disciplinare. Ogni volta che alcuni magistrati coraggiosi, che vivono sotto scorta, rischiando la vita per le inchieste di mafia, e che si avvicinano alla verità, scatta un meccanismo mediatico con il supporto di apparati esterni alle mafie, che mettono sotto accusa i magistrati che indagano. Un sistema ben oliato, che si ripete da decenni con il silenzio assenso del Colle, che o interviene per distruggere registrazioni telefoiche utili alle indagini, o rimane in silenzio, difatto lasciando soli i pm che rischiano la vita. Così è successo anche a magistrati come Roberto Scarpinato, Vittorio Teresi, Antonio Ingroia, ora ex magistrato. Tutti accomunati dalle inchieste sulle stragi del 1992-1993 che vedono coinvolti quei poteri politico-istituzinali che oltre ad appoggiarle probabilmente le hanno ordinate. I veri poteri forti entrati nelle inchieste come mandanti esterni sulla trattativa Stato-mafia e con la presenza dei Servizi Segreti in via D’Amelio che coinvolge nomi eccellenti.

La figlia del giudice Paolo Borsellino, Fiammetta, aveva chiesto più volte che venissero ascoltati i giudici che si occuparono della inchiesta per fare luce sulle false dichiarazioni del pentito Scarantino, sulle mancate risposte sui motivi della morte del padre o sulla scomparsa della agenda rossa. Una richesta legittima di giustiza che va indirizzata contro coloro che hanno attuato “ il più grave depistaggio della storia” così è stato definito dalla sentenza del Borsellino quater. Tutti sanno che Nino Di Matteo non ha nulla a che fare con le false dichiarazioni del pentito Vincenzo Scarantino. Oggi sappiamo molte cose, i processi hanno accertato molte verità scomode, molte dovranno essere confermate, ma dopo le sentenze come il Borsellino quater o quella sulla trattativa Stato-mafia, dobhiamomavere il coraggio di andare avanti sostenendo i magistrati che più di tutti sono impegnati per scoprire scomode e indicibili verità.

di Claudio Caldarelli

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