Avranno mai giustizia?

La morte di Francesco Alibrandi, come quella di Stefano Cucchi e di tanti altri, sta lì a ricordarci che anche uno Stato democratico, e in tempo di pace, può uccidere per un uso ingiustificato della forza.

Nessuno stupore, allora, quando questo succede in zone di guerra.

Mohammed Zaghloul al-Rimawi, era un giovane palestinese di 23 anni che, come Francesco e Stefano, è morto dopo l’arresto.

Prima dell’alba di martedì 18 settembre, le forze di occupazione israeliane (Foi) hanno circondato la casa della sua famiglia, nella città di Beit Rima, a nord-ovest di Ramallah e, dopo aver sfondato la porta, lo hanno aggredito e picchiato mentre era ancora nel suo letto.

La madre del ragazzo, rinchiusa in un’altra stanza insieme al suo secondo figlio, lo ha sentito urlare sotto le percosse dei soldati e quando i militari hanno lasciato la stanza è riuscita a vederlo, nudo, riverso sul pavimento.

Ancora svenuto e portato in spalla da un militare, Mohammed Zaghloul al-Rimawi ha lasciato per sempre la sua casa. Due ore dopo, infatti, le autorità hanno comunicato alla famiglia che Mohammed, fino alla sera prima un giovane uomo in salute, era morto.

Dure le accuse dell’Associazione per i diritti dei prigionieri e per i diritti umani (Addameer) che individua nelle brutali percosse – subite durante il suo arresto e nel successivo trasferimento nell’insediamento di Halmish – le cause della morte.

Al-Rimawi non costituiva certo, almeno al momento del suo fermo, una minaccia reale o diretta per nessuno. La sua è stata un’evidente uccisione extragiudiziale, una delle tante morti causate da una politica che non condanna, ma giustifica, l’uso eccessivo della forza nell’arresto dei palestinesi.

Mohammed Zaghloul al-Rimawi è il terzo palestinese morto quest’anno a seguito delle percosse subite durante l’arresto o all’interno dei centri di detenzione.

Dal 1967, sostiene Addameer, sono 217 i prigionieri deceduti perché colpiti da armi da fuoco o a causa di torture e di negligenza medica, mentre si trovavano sotto la custodia delle forze di occupazione.

Un rapportodell’Associazione per i diritti dei prigionieri e per i diritti umani, afferma che, nei primi sei mesi del 2018, le forze di occupazione hanno arrestato 3.533 palestinesi, molti dei quali in detenzione amministrativa. Detenuti, cioè, che possono essere trattenuti, indefinitamente, senza accuse né processo. Secondo l’organizzazione israeliana per i diritti umani B’Tselem, a fine giugno erano 446, tra cui donne e bambini, i palestinesi sottoposti a detenzione amministrativa.

Avranno mai giustizia?

di Enrico Ceci

Print Friendly, PDF & Email