Trincee, tra superstizione e scongiuri

Culture diverse, ognuna ancorata a usi e costumi di provenienza. Soldati sradicati dalle loro terre, che mescolavano le proprie credenze popolari e i loro riti scaramantici con altri soldati. Tutto questo per cercare di immunizzarsi dalla morte, che viveva accanto a loro giorno dopo giorno

Chi non ha mai fatto un gesto o un rito scaramantico? Credo tutti, e‘ un classico degli uomini toccarsi le parti basse per scaramanzia. Oppure, non passare sotto una scala, o peggio ancora rompere uno specchio o versare accidentalmente dell’olio. Che dire poi del gatto nero che ci taglia la strada.

Mi ha raccontato mio padre che da militare, ha visto un sergente talmente superstizioso che frenò bruscamente con la sua campagnola mentre un gattaccio nero gli attraversava la strada. Il peggio era, che dietro, seguiva un automezzo carico di soldati, chi lo guidava, per non tamponare la campagnola, frenò altrettanto bruscamente, il risultato fu di cinque soldati in infermeria. Ma il sergente soddisfatto, era riuscito a non dare corpo alla superstizione del gatto nero. Questo per dire che nessuno è immune da gesti o riti scaramantici per sfuggire alla iella. Figuriamoci poi in trincea, dove la morte ti vive a fianco. Nelle buche tra reticolati e la melma, ogni soldato aveva il proprio rito scaramantico, che variava a secondo della regione di provenienza. Addirittura ne venivano creati anche alcuni su misura. Bastava un gesto o un atteggiamento, che assunto in battaglia avesse salvato la vita di chi lo aveva, magari involontariamente fatto, per prenderlo come propiziatorio prima di ogni attacco.

Il proprio fucile era il primo degli amuleti. Veniva trattato con religioso rispetto. Era normale, in quanto da esso dipendeva la vita o la morte. La sottile linea tra scaramanzia e l’eccessiva religiosità veniva spesso oltrepassata, ma questo era normale, in una buca di trincea dove tanti ti morivano vicino. L’assalto era considerato il momento più drammatico e proprio per esorcizzare la paura, il soldato baciava le foto e le lettere dei propri cari, le medagliette sacre e le immagini religiose. Scriveva un fante “prima di lanciarmi alla testa della mia compagnia, bacio le vostre sacre immagini, le ultime lettere che mi avete scritto, la medaglietta d’oro che ho riposto nel portafogli. Sento che non mi succederà nulla di grave”.  I soldati impararono subito che un’immagine vale l’altra, che un santino vale l’altro, allora presero l’abitudine prima della battaglia di toccarsi le stellette della divisa. La scaramanzia non era solo figlia dei meridionali. Accadeva di frequente per esempio che un piemontese pronunciasse una formula magica al momento della battaglia. Che un’abruzzese portasse sul petto in un sacchetto un po‘ di terra del proprio paese e che prima dello scontro ne gettasse un pizzico alle proprie spalle. Il peggio era poi affibbiare ad un soldato. graduato o semplice la qualifica di iettatore per il malcapitato c’era l’isolamento totale. Si era superstiziosi anche per il canto degli animali. come ad esempio la civetta. Sentire il suo cantare prima di andare in battaglia. era considerato di cattivo presagio.

Oppure vedere una stella cadente, considerata come un annuncio di Dio. quindi di morte preavvisata. Subito per cercare di scacciare il pensiero della morte ci si faceva per tre volte di seguito il segno della croce. Tra i riti religiosi, c’era quello di mettere le immagini dei tre re Magi ognuno in una tasca diversa dell’uniforme. Altri prima di sparare, sputavano tre volte in terra. Altri per salvarsi dai colpi nemici, portavano tre piselli rotti in tre pezzi, racchiusi in tre sacchetti, riposti in tre diverse tasche e come se non bastasse, ogni giorno venivano spostati da una tasca all’altra. Non si usava mai lo stesso fiammifero per accendere tre sigarette. L’essere superstiziosi, non era solo tipico del fante o dell’ufficiale inferiore, addirittura il generale Diaz ne metteva in pratica l’uso. Raccoglieva tutto ciò che trovava per strada mentre camminava, bottoni, spille, aghi, ferri di cavallo e poi li riponeva in cassetto, diceva che portavano fortuna.

Ma la triste verità fu che molti di quei soldati morirono… Nella tragedia della guerra, morirono stringendo in mano una foto, una lettera, un santino. Morirono colpiti dal nemico, sicuramente superstizioso anch’esso. La trincea e‘ irrazionale, le scaramanzie sono irrazionali e non esiste amuleto contro la stupidità della guerra.

di Fabio Scatolini

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