Guardando le ruspe sulle tende del Baobab

Educato ad essere costante e sincero, in tutto ciò in cui credessi, da giovane servii a lungo messa come chierichetto; poi accadde che entrai in crisi, a causa delle contraddizioni della chiesa di allora. Quindi, per coerenza, un giorno smisi quel mio impegno quotidiano, ma come briciole di pane sul maglione, della religiosità di allora mi sono rimasti attaccati quegli aspetti che coincidono col mio credo etico, col mio pensiero laico. Oggi non frequento più la chiesa, ma non nego di sentirmi ancora, “cristiano”, anche se non pretendo il crocifisso nelle aule scolastiche, o negli ospedali: non mi dà fastidio, ma non lo imporrei a nessuno, perché per me la religiosità non è solo in un simbolo, ma in ciò che professi col vivere.
Nella vita ho incontrato molte persone, ho parlato con molta gente, di cui non sempre ricordo il nome, ma della quale ricordo il volto ed il suo pensiero: anche quando politicamente erano inerti, o con opinioni assai diverse dalle mie, per la quasi totalità di loro non ho mai messo in dubbio né il senso di umanità, né la capacità di affrontare un contraddittorio, con sufficiente spirito critico, per (almeno) prendere in considerazione un’idea diversa dalla propria. Oggi, devo ammettere che non è più così: dal mio quotidiano confronto con le persone, sembra che il popolo italiano, sia profondamente cambiato. Oggi, vuoi per l’ atrofia cerebrale da social (o da smartphone), vuoi per la perdita di qualsiasi riferimento etico o ideologico, vuoi per il martellamento dovuto alla perenne campagna elettorale gialloverde, basata sulla percezione di uno o più nemici, mi ritrovo sempre più isolato e privo della possibilità di un qualsiasi confronto, poiché ogni mio interlocutore parla usando frasi altrui e sembra aver dimenticato lo spessore umano che aveva un tempo. Provo sempre più il disagio di un dialogo con esseri apparentemente lobotomizzati e privi di sentimenti, quasi che come nel famoso film “L’Invasione Degli Ultracorpi”, fossero stati sostituiti uno dopo l’altro da degli alieni: con loro è quasi impossibile ragionare, è improponibile entrare in empatia; rancorosità e odio sono alla base dei loro discorsi. Eppure, quanto dicono per molti trae fondamento dalla religione d’amore, cui fanno riferimento, il cristianesimo.
Forse, più del disastro economico che la politica gialloverde sta perpetrando, quello che più mi preoccupa e m’intristisce è il vuoto morale che il salvinismo va diffondendo: lo straniero è nemico e tutti i problemi nascono dall’invasione degli uomini neri; l’Europa ci danneggia, perché ci vuole sfruttare; i migranti meglio morti in mare che sbarcati nei nostri porti; le colpe sono sempre “di quelli che c’erano prima”; se uno mi entra in casa, voglio potergli sparare addosso; gli esperti dicono solo le falsità utili alle loro cospirazioni…
Oggi, mi è difficile parlare pur con molte di quelle persone che ritenevo “splendide”, per umanità e apertura mentale, perché mi accorgo che non ascoltano più, non pensano più ed hanno dimenticato che: il professarsi cristiani, è qualcosa che dovrebbe andar oltre a dei simboli religiosi in aule o stanze di ospedali; l’Unione Europea ha comunque portato un benessere ed un periodo di pace, mai visto nella storia del nostro continente; migrare non è cosa che si faccia senza pericolo e senza sofferenza, fisica e sentimentale; assumersi delle responsabilità di governo (a tutti i livelli), non significa solo ricordare eventuali colpe pregresse; sparare ad un presunto ladro, vuol dire dare più valore ai beni, che alla vita umana; economia, ingegneria e medicina non s’imparano su internet e non si sviluppano con chiacchiere al bar…
Oggi più che mai rivoglio il mio popolo, quello operoso e ottimista della ricostruzione, quello impegnato e solidale della contestazione, quello capace e organizzato dell’eccellenza mondiale. Rivoglio il piacere di parlare di equità, invece che di respingimenti, di discutere di modelli economici, invece che di cospirazioni, di saper sognare un mondo che è tutto un paese, piuttosto che reclamare frontiere sempre più chiuse. Come per lo strisciante egoismo del berlusconismo, quello palese del salvinismo sta snaturando ancor più gli italiani, una volta meravigliosamente aperti ed umani e per questo apprezzati nel mondo. Nel mentre, il pensiero pressappochista dei pentastellati, con lo sminuire chi la pensi diversamente, sta ancor più impoverendo la cultura del paese, relegando scienziati di fama internazionale al ruolo di oggetto d’insulti.
Sarebbe facile dire che questo non è più il popolo italiano, non quello del quale abbiamo fatto parte fino ad oggi. Ma, questo è il popolo italiano, solo che è impoverito ben oltre l’aspetto economico, perché ha perso la sua identità, la sua umanità. Quando in esso dominino i mediocri e gli impreparati, o i razzisti e prepotenti, quando ricerchi nei più sfortunati il capro espiatorio per le proprie colpe, quando non si assuma più alcuna responsabilità, quando non sappia ascoltare le critiche, un popolo ha perso la sua umanità.

L’etranger

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