Le origini della “Grande montagna” – parte 1

simone Il sentiero ha oltrepassato Monte Aquila ed ora punta dritto al “Sassone”. Da lì ci imbragheremo e cominceremo la ferrata Bafile. La “Grande montagna” si staglia di fronte a noi, imponente, nuda, fatta di sola roccia. Qui non arrivano le foreste, i prati e la vegetazione che ammanta le vette appenniniche più basse. Il calcare scintilla al sole mattutino, quasi acceca la vista con i suoi riflessi rosa-grigiastri. Ma quanto è antico il Gran Sasso?

Non so quanti se ne rendano conto mentre percorrono i suoi sentieri e le sue cime, ma stiamo camminando su un calcare che ha iniziato a formarsi 250 milioni di anni fa. Un’infinità di tempo se paragonata ai nostri parametri, alle nostre vite. E’ circa 750 volte più longevo della specie umana. E’ una roccia che ha visto sia la nascita che l’estinzione dei dinosauri.

Se fossimo stati qua 250 milioni di anni fa saremmo immersi a 2000 metri di profondità, poggiati sulla lunga piattaforma oceanica che porta alle piane abissali. Vedremmo probabilmente gusci dei famosi ammoniti e altri molluschi poggiati qua e la. 230 milioni di anni fa in questo mare si comincerebbero a vedere i primi dinosauri, autentici mostri marini che domineranno in lungo e in largo fino a circa 65 milioni di anni fa.

Ma la nostra grande montagna rimane lì in lenta formazione in un ambiente sostanzialmente invariato per più di 200 milioni di anni, in attesa, come una scultura di Michelangelo, che il suo “creatore” la tiri fuori dall’involucro che la avviluppa.

E dopo tanta attesa il “creatore” arriva, sotto forma della poderosa spinta delle placche, che 10 milioni di anni fa comincia a portare il massicio verso l’alto, deformandolo e fratturandolo.

In meno di un ventesimo del tempo che ci è voluto a creare la sua roccia la montagna viene spinta da -2000 a circa 3000 metri sopra il mare a cui si trova oggi. Se la immaginiamo così riusciamo a comprendere quali forze agiscano sotto i nostri piedi e perchè i terremoti, manifestazioni di queste spinte ciclopiche, siano così potenti e distruttivi.

di Simone Bernardini

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