Regine maledette e perfide favorite

Sono nelle sale in questi giorni due film che proprio in ragione della loro diversità tracciano una sorprendete continuità. Si tratta di Maria Regina di Scozia, della inglese Josie Rourke, e La Favorita, del greco Yorgos Lanthimos. Entrambi sul tema del potere nei regni inglesi del passato, hanno in comune che queste lotte vedono come protagoniste delle donne, ossia delle regine e di alcune loro favorite.

Il primo è sulla famosa Maria Stuarda, ossia Maria della casata reale Stuart. Nata nel 1542, è fatta decapitare, a soli quarantacinque anni, da sua cugina Elisabetta I d’Inghilterra nel 1587. Soggetto storico quello di Maria Stuarda su cui sono stati girati – dall’origine del cinema e della TV – una cinquantina di film, oltre che scritti una decina di romanzi e composte altrettante opere musicali. Il secondo film è su un’altra Stuart, Anna di Gran Bretagna, vissuta tra il 1665 e il 1714, malata di gotta e stroncata da un accesso di febbre per erisipela (malattia infettiva della pelle). Elisabetta I – più di un secolo prima di Anna – è attaccata invece dal vaiolo, che la consuma fino alla morte, avvenuta nel 1603. Anna è anche l’ultima regnante di casa Stuart.

I due film andrebbero visti uno di seguito all’altro, iniziando preferibilmente – ma non necessariamente –da Mary, Queen of Scots. La storia è nota, la sintetizziamo in poche righe. Maria Stuarda, regina di Scozia, è la legittima erede trono d’Inghilterra. È però una cattolica, una papista, oltre che vedova di un re della storica nazione nemica, la Francia, ed educata alla corte dell’italiana Caterina de’ Medici. Questo per i protestanti inglesi è intollerabile: non si sarebbero mai inginocchiati a una simile sovrana. Iniziano perciò a tessere una fitta trama di congiure contro di lei, scatenandole contro anche il clero anglicano, che innesca contro di lei una vera campagna – diremmo oggi – di fake news e odio popolare.

Quando Maria rientra in Scozia, dopo la morte del marito, non ha ancora vent’anni e si trova immediatamente avversata dal peso e dalla violenza di un intero potente Regno, quello d’Inghilterra. Elisabetta è sua cugina, e più volte Maria tenta di giungere a un onorevole compromesso politico con lei. Elisabetta non è insensibile a tale richiesta. Il nido di vipere, tutto maschile, di nobili e alto clero, ogni volta le sbarra però il passo con tutti i mezzi, ordendo anche intrighi politici alle sue spalle. La stessa cosa succede a Maria, impedita nei suoi tentativi persino da suo fratello. Viene tentata – senza alcun successo – anche la via di un umiliante matrimonio combinato tra Maria e l’amante di Elisabetta.  Si arriva alla guerra.

La differenza tra le due cugine è che Maria è un’abilissima stratega e condottiera militare, e questo senza mai perdere niente della sua sensibilità femminile. Si muove completamente padrona di sé, regina autentica del suo popolo e della sua terra, la Scozia, fotografata qui attraverso paesaggi dalla bellezza maestosa. Elisabetta, invece, si ritira dall’aspetto femminile della sua persona, e per fronteggiare gli impegni del regno e gli intrighi di corte assume sempre più i tratti mentali e i caratteri operativi del potere maschile. Lei è il re – nel senso di marito – di sé stessa. Un rapporto, dunque, sì delle donne con il potere, ma con questo protervo e spesso cieco, insulso potere maschile.

Nel secondo film, La Favorita, l’aspetto femminile assume una rilevanza visiva maggiore. Non ci sono più i campi di battaglia tra i fiumi, i monti, le valli, il mare di Scozia, il cui dominio è la vera posta in gioco tra le due regine. Il gioco di potere qui si fa più perfidamente raffinato tra i corridoi, le stanze, le camere da letto della corte reale. E vede come protagoniste tre donne: la Regina Anna, la sua favorita Sarah, duchessa di Marlborough, e la candida ma perfidamente ambiziosa Abigail Hill, poi baronessa Masham. Anche la materia cinematografica di Lanthimos si fa più raffinata, con obbiettivi grandangolo, panoramiche a schiaffo, luci, colori, abiti e addobbi più lussureggianti. Sul piano dei contenuti narrativi, della trama ci sono tutti gli elementi tipici dell’intrigo: segreti, veleni, corruzione fisica e morale, lettere compromettenti, tradimenti, perfidia, colpi di scena, colpi nell’ombra, vendette atroci.

Sarah di Marlborough non è solo la favorita e l’amante di Anna, ma anche la vera conduttrice del regno. Come Elisabetta I, anche Anna si ritira dai complotti e dalle risse maschili del potere, delegando tutto a Sarah. Soprattutto le sorti della guerra contro la Francia. L’ala Whig del parlamento inglese spinge per la pace, anche perché i nobili possidenti si vedono aumentare costantemente le tasse, onde far fronte alle crescenti spese belliche. La Regina oscilla, ma Sarah – il cui marito guida l’esercito inglese – spinge per un’offensiva finale che sbaragli i francesi e li costringa ad una pace alle condizioni imposte dalla Gran Bretagna. Anna, alla fine, affasciata tra gli argomenti politici e quelli erotici, fa sempre quello che le consiglia la sua amante.

Abigail è una nipote in disgrazia di Lady Sarah, che giunge a corte reale in condizioni davvero pietose. Come Cenerentola, si trova pietosamente sbattuta dalla cinica zia a fare la sguattera nelle cucine reali. Qui è costretta a subire le angherie delle più anziane e a dormire ammucchiata e rannicchiata in camere e letti comuni. Seguendo proprio l’esempio di Cenerentola, però, Abigail mostra grandi doti di arrampicatrice sociale.

Salendo fino alle stanze nobili e riservate della sovrana, la ragazza si trova faccia a faccia con la corruzione del potere, nel senso della sua decomposizione anche fisica interna, e si fa forza proprio di questa debolezza per la sua ascesa. Corruzione simboleggiata proprio dalla gotta e dalla infezione epidermica di Anna, come lo era il vaiolo di Elisabetta in Maria Regina di Scozia. È però proprio il passaggio da un secolo all’altro che ci fa meglio percepire l’approfondirsi di tale progressivo, inesorabile corrompimento, senza più alcuna possibilità di riscatto. Proprio per questo, non più i grandi ideali della terra, del popolo, del trono come loro espressione, ma gli intrighi, il verminaio arrivistico, senza più alcun alto principio, sono al centro dello scontro di potere. William Shakespeare vive a cavallo di questi due periodi e nessuno meglio di lui anticipa il senso più abissale di tale sprofondamento del potere.

Questi due film sono inoltre dominati da cinque attrici, senza la cui superlativa recitazione essi non sarebbero stati in grado di restituirci tutta la drammatica e a volte anche ironica vivezza dei sui scenari storici. Per Mary Queen of Scots, abbiamo Saoirse Ronan, come Maria Stuarda, e Margot Robbie, come Elisabetta Prima. Per La favorita: Olivia Colman, Regina Anna; Rachel Weisz, Lady Sarah; Emma Stone, Abigail Masham. Queste ultime tre sono anche candidate come migliori attrici ai prossimi Oscar.

di Riccardo Tavani

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