Trump e i “dreamers”

A metà gennaio il presidente Donald Trump ha proposto alcune protezioni legali per i migranti arrivati negli Stati Uniti irregolarmente da bambini in cambio di denaro per costruire il suo muro di frontiera. Le intenzioni erano quelle di mettere sotto pressione i democratici del Congresso con il più lungo blocco del governo, il cosiddetto shutdown, il quale si trascina ormai da più di un mese.

Il presidente americano continua a spingere per avere i 5,7 miliardi di dollari di finanziamenti per la costruzione di “barriere di acciaio in luoghi ad alta priorità” – diverso dal muro di cemento che avrebbe dovuto essere finanziato, sempre secondo Trump, dal governo messicano. Per avere questi finanziamenti il presidente ha a promesso di dare a più di 700.000 immigrati, noti come “Dreamers”, lo status legale temporaneo e l’autorizzazione al lavoro per tre anni. Ha anche sostenuto un’estensione triennale dello status legale degli immigrati temporaneamente protetti dalla deportazione.

Ma sembra ormai una sconfitta quella cui il presidente Donald Trump è stato costretto sullo shutdown. Dopo aver frenato per quaranta giorni il funzionamento di molte agenzie governative, Trump cede e annuncia il rifinanziamento del governo. La sconfitta politica per lui è massima, tra l’altro avvenuta nei giorni in cui viene arrestato uno dei suoi più cari amici, nonché tra i maggiori collaboratori e consiglieri d’affari, Roger Stone.

Ovviamente Trump non ammette la sconfitta, anzi pone metà febbraio come termine ultimo per trovare un accordo al Congresso sulla sicurezza al confine. Inoltre, rilancia l’opzione “stato di emergenza”, in questo modo si legittimerebbe la costruzione del muro, e quindi il suo finanziamento, senza passare dal voto del Congresso.

La partita non è ancora chiusa, per certo sappiamo che Trump riesce ridimensionato da questa esperienza. Molti dei suoi elettori hanno subito questa situazione di stallo, l’impatto dello shutdown sulla vita di tutti i giorni è innegabile. A essere colpiti non sono più gli impiegati amministrativi del governo federale o la popolazione che usufruisce dei servizi governativi. A essere colpita è tutta la popolazione americana; i ritardi nelle partenze in alcuni aeroporti avvenuti in questi giorni sono proprio la conseguenza di questo blocco politico. La stessa normalità della vita di milioni di americani è messa in gioco per il capriccio di un miliardario. Trump viene fuori molto indebolito da questo scontro; si è rivelato ancora una volta irrazionale e preda del proprio carattere.

di Antonio Zinilli

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