Maura, la campionessa che ha smesso di combattere.

Maura Vicentini era una donna che ha sempre combattuto.

Tra il 1994 e il 2004 ha raggiunto i massimi livelli nel suo sport, diventando la fondista italiana più forte di tutti i tempi e stabilendo dei record ancora imbattuti.

Per lei non è stato semplice: la gran parte delle atlete azzurre faceva parte di un gruppo sportivo militare, mentre lei era sponsorizzata dall’azienda di accessori per serramenti per cui lavorava e che le ha permesso di inseguire il suo sogno.

In seguito, per cinque anni ha combattuto un carcinoma al seno, che è riuscita a sconfiggere.

Poi la gravidanza.

Chi può giudicare cosa succede nella mente di una donna che diventa madre?

Maura non si è mai data per vinta nella vita. Fino alla scorsa domenica.

Era nella sua casa in Val di Susa. Dopo pranzo, è uscita per buttare la spazzatura, ma non è più rientrata: è stata trovata impiccata ad un albero nel suo giardino.

Una tragedia. Una tragedia premeditata.

A fine anno è uscito un docufilm sulla sua carriera agonistica, che aveva avuto un gran successo. Ieri, prima di scrivere questo articolo, l’ho guardato.

La osservavo, come se da qualche espressione potessi riuscire ad intravedere un minimo segno di tristezza, di depressione, di malinconia.

Niente.

Non la conoscevo, ma da estranea non avrei mai pensato che quella donna stesse passando un così brutto momento.

La guardavo e non potevo fare a meno di pensare: Chissà se ora, mentre parla e sorride, in questo preciso momento, già ha pianificato la sua morte. Chissà se l’ha già deciso o se si è trattato di una decisione presa pochissimo tempo prima di compiere quel gesto disperato.

Qualcuno nella sua famiglia avrà notato quel malessere?

Si può parlare di femminicidio? Io penso di sì.

Maura si è uccisa, ma cosa l’ha uccisa? Cosa spinge una donna di 51 anni a voler morire, lasciando un bambino di 8 anni, un compagno, una famiglia, una vita intera?

Sarà stato il ripercorrere i “tempi d’oro” grazie al docufilm la scintilla che l’ha fatta esplodere? Sarà stato il rivedersi com’era, rivedere la sua vita com’era quando faceva quello che la faceva stare bene, e che ora non faceva più?

Le domande sono tante, e anche se non ci sono risposte certe, dobbiamo continuare a farcene tante, per capire le persone che vivono accanto a noi, che dormono nel nostro stesso letto, con cui prendiamo il caffè tutti i giorni. Bisogna fare attenzione ai piccoli gesti, all’apparenza insignificanti. Bisogna imparare a comprendere di più le azioni degli altri, ad immedesimarsi, a cercare di aiutare.

Non diamo nulla per scontato, soprattutto la felicità.

di Ludovica Morico

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