Non di solo pane vive l’uomo

Danila ha gli occhi di una bellezza che consola, di un azzurro tanto intenso quanto improbabile. Noi, che pure lavoriamo da tanti anni con lei, a quell’azzurro ancora non ci siamo abituati. Un collega (uno che che coi colori lavora da una vita e di azzurri se ne intende) dice che Danila ha due occhi come due laghi di Vico.

Vico: una bolla di cielo riflessa dall’acqua che sgorga dal fondo di quello che è stato un vulcano e oggi è un lago, immobile in fondo a un imbuto di montagne. Il lago di Vico ha la circonferenza di una mezza maratona, disegna un cerchio quasi perfetto ed è piccolo quanto basta per stare tutto dentro una fotografia. Sulle sue rive crescono naturalmente le piante di nocciolo. Perché il nocciolo, per star bene, ha bisogno di sentire aria fresca e di tenere le radici vicino all’acqua. I noccioleti del lago producono la nocciola “tonda gentile romana”, quella dei baci Perugina, la cui produzione rende, in termini economici, molto più di qualsiasi altra attività agricola della Tuscia. Più delle viti, più degli olivi. Per questo nel giro di pochi anni i noccioleti hanno valicato le sponde ripide del lago, dove crescono naturalmente, hanno colonizzato le terre intorno fino a soffocare tutto il territorio. Si sono piantati noccioleti anche là dove la coltivazione necessita di forzature: tanta, tantissima acqua, così tanta da compromettere le falde acquifere più profonde e altrettanti trattamenti chimici, veleni. La coltivazione intensiva della nocciola ha ormai cambiato radicalmente il territorio della Tuscia. In trent’anni il paragone tra quello che era e quello che è ora è drammatico; il paesaggio non è più lo stesso: pochi gli olivie le siepi di more lungo le strade, quasi scomparsi i vigneti e i campi a maggese macchiati di papaveri, sparite le roverelle, le querce che sanno tenersi strette le foglie secche per tutto l’inverno. Solo piante di nocciole, noccioleti ovunque si guardi. Tanti noccioleti per altrettanti guadagni. Per i soldi, montagne di soldi che hanno attirato le grandi mutinazionali. Ma non di solo pane vive l’uomo. L’uso di insetticidi, pesticidi, concimi chimici, ammala inesorabilmente l’acqua, l’aria, la terra e chi la abita. Il guadagno facile rifugge la bellezza, non rispetta il diritto della Terra, non ne cura i figli.

Sulle sponde del lago di Vico ho visto i corvi neri giocare coi fiocchi di neve bianca, a gennaio: mentre le raffiche della bufera spingevano i fiocchi contro vento, i corvi giocavano a restare immobili a mezz’aria, sospesi sula riva con le ali tese a sfidare la neve e gli scarti delle correnti.

Dentro, nella bocca del vulcano, sulle rive dell’acqua, c’è ancora il gioco dei corvi, la capacità istintiva di mantenere un equilibrio difficile, sorprendente come la bellezza del lago concluso nella corona dei monti, con quell’acqua azzurra consolante come il cielo, improbabile come gli occhi di Danila.

Tutt’intorno, fuori dal lago, ci sono soltanto smisurate distese di noccioli, l’ equilibrio ambientale ormai perduto e la percezione della disperata distanza fra l’idea della Terra per come ci è stata regalata e l’amara visione della Terra per come l’abbiamo ridotta.

di Daniela Baroncini

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