Verità e giustizia per Attilio Manca.

Riesumare la salma di Attilio Manca. E’ una richiesta partita dalla famiglia dell’urologo che, ancora oggi, non si riconosce essere stato ucciso dalla mafia, dopo un intervento su Bernardo Provenzano. Sono trascorsi quindici anni dalla sua uccisione. La famiglia, dal giorno della sua morte, dichiarata suicidio, si batte, giorno dopo giorno, perché si conducano delle indagini, si seguano delle piste che, nel corso del tempo, sono state indicate anche da cinque collaboratori di giustizia.
La madre di Attilio Manca, la dolcissima signora Angela, è pronta anche a subire questo ennesimo turbamento, questa difficile prova. L’amato figlio, se si procederà, sarà disturbato nel suo sonno per la ricerca di una prova che possa dare pace al cuore. Una prova che dovrebbe aprire la strada alla ricerca dell’assassino e dei suoi mandanti.
Attilio Manca è stato ritrovato morto il 12 febbraio 2004, nel suo appartamento di Viterbo. “Suicidato” in un appartamento in cui le uniche impronte ritrovate sono state quelle del cugino. Suicidato con due siringhe su cui non sono state trovate impronte, suicidato iniettandosi la mortale droga nel braccio sinistro, lui che era totalmente mancino, suicidato ma con un corpo pieno di ecchimosi, con il setto nasale rotto e deviato, ritrovato in una pozza di sangue, con addosso solo una t-shirt.
E la famiglia nega da anni che Attilio, un urologo tra l’altro bravissimo, facesse uso di droga.
Eppure fino ad oggi la versione ufficializzata è quella della morte per droga, con la condanna, nel 2017, anche di Monica Mileti a 5 anni e 4 mesi, perché ritenuta colpevole di aver ceduto ad Attilio Manca la dose letale.
Non si riesce, però, a comprendere perché i racconti di cinque pentiti non siano mai stati ritenuti degni di approfondimento. Giuseppe Campo, Giuseppe Setola, Stefano Lo Verso, Carmelo D’Amico e Antonino Lo Giudice. Nelle loro dichiarazioni c’è chi ha dichiarato di essere stato contattato, in prima persona, per uccidere il giovane medico, facendolo passare per suicidio con la precisazione di non aver portato a termine l’ordine di omicidio solo perché già commesso fuori dalla Sicilia (e non manca l’indicazione dei nomi e delle ragioni). Un altro raccontò di essere venuto a conoscenza in cella, in via confidenziale, delle circostanze e ragioni per cui l’urologo sarebbe stato ucciso da un uomo di Pippo Gulloti. Chi indicò di possedere una statuetta con delle tracce di dna utili a far luce sul rapporto tra Provenzano e Attilio Manca. E poi ancora si parla di servizi segreti, del coinvolgimento di “faccia di mostro”, di coperture potenti che non dovevano essere conosciute ed esposte. Possibile che sia tutto opera di fantamafia? Tutte testimonianze senza interesse processuale? E perchè si è detto che non sono sufficientemente convergenti queste dichiarazioni?
Attilio Manca potrebbe essere stato ucciso perchè aveva forse capito chi era l’uomo che aveva operato.
Visto che fino ad oggi ogni voce è stata ritenuta poco interessante resta come percorribile la strada della riesumazione, al momento ultima risorsa per la riapertura delle indagini, per poter dimostrare quanto asserito sulla tossicodipendenza del giovane medico, per poter dimostrare e verificare se prima della sua morte Attilio sia stato brutalmente picchiato.
Per raggiungere la verità, perché non farlo?

di Patrizia Vindigni

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