Se nasci donna devi essere forte, se nasci zingara devi essere roccia.

Lo spunto per scrivere, ma anche il titolo, l’ho preso da Diana Pavlovic: zingare, maghe, streghe, ladre, ladre di bambini, mendicanti, pericolose divoratrici d’uomini, moralmente depravate…questa l’immagine delle “zingare” tramandata e ripetuta nel tempo. Mia bisnonna Vida portava la gonna lunga e un fazzoletto in testa, era analfabeta. La vita delle comunità rom è dura, è emarginata, è vissuta nelle zone più degradate delle città. Una vita, fatta di quotidianità, senza acqua e senza luce elettrica, senza scuola e senza assistenza sanitaria. Una vita al freddo gelido dell’inverno, tra rifiuti e fango, tra umiditá e sporcizia. Una vita da “zingari”. In questo inferno, quotidiano, sono costretti a vivere migliaia di persone. In questo inferno, giornaliero, vivono migliaia di donne e bambine. Una condizione peggiore, in una condizione già peggiore. Mia bisnonna Vida, scrive Diana Pavlovic, mi difendeva quando i miei nonni mi sgridavano, diceva loro “ è una femmina, per lei la vita sarà già durissima, non deve essere sgridata già da piccola”. Poi mi prendeva in disparte e aggiungeva “ se nasci donna devi diventare forte, se nasci zingara devi diventare una roccia. Studia, devi diventare intelligente e furba, con i nostri ROM ce la caviamo ma con i gage è difficile”. È passato tanto tempo, anni, anzi decenni, eppure la situazione non è migliorata. Oggi le ruspe abbattono gli accampamenti, tirati su per avere un tetto tra le immondizie, nelle periferie marginali delle grandi città. La brava gente, che plaude Salvini, non vuole vedere la miseria e le condizioni di disagio delle comunità Rom, la brava gente, che va in chiesa la domenica, non confessa il peccato di “non accogliere” di respingere, di lasciare morire di freddo e stenti bambini innocenti. La brava gente va in chiesa e non vuole vedere le baracche dei Rom. In questo contesto, essere Rom è difficile, ma essere donna Rom, è quasi impossibile, a meno che non sei roccia. Una volta le ruspe servivano per preparare il terreno dove si costruivano le case, oggi, le ruspe, guidate da Salvini, vengono utilizzate per demolire, e costruire l’antiziganismo come arma politica in mano ai partiti xenofobi e razzisti. Le conquiste sociali degli ultimi decenni, vengono cancellate e la Lega, partito di governo, come da migliore tradizione fascista, afferma che la missione della donna è garantire la sopravvivenza della nazione. Dimenticando che in questa nazione, ogni due giorni viene uccisa una donna, che si vogliono riaprire le case chiuse cioè i bordelli, che le donne mediamente più istruite vengono pagate meno e partecipano meno ai processi decisionali. Diana Pavlovic ci pone una domanda, dove sono le donne Rom? Non c’è una risposta o forse sì, le donne Rom e Sinte, sono vittime di una doppia discriminazione, quella all’interno della comunità, e di quella all’esterno della comunità, da una parte perché donne e dall’altra perché Rom. All’interno delle comunità Rom, negli ultimi anni, le condizioni sono un po’ cambiate, i matrimoni precoci sono molto diminuiti, le donne vengono sempre più ascoltate, sono diventate leader, non solo si occupano dei figli, ma scendono in piazza per rivendicare il diritto allo studio, è una vita più dignitosa ove i diritti siano di tutti senza esclusione razziale e sessista. Le donne Rom, diventate roccia, oggi, vestono diversamente, sono laureate, scrivono, recitano, fanno regia e raccontano le loro storie, tra una inquadratura sulla tradizione “calderas” e la voglia di libertà di una “roccia” che fugge al matrimonio combinato e vuole fare la regista. Ma l’immaginario collettivo costruito dal media in anni e anni di disinformazione, sottolinea solo la faccia razzista aumentando la discriminazione, facendoci vedere gli zingari come brutti, sporchi e cattivi e donne ridotte in schiavitú, vittime di abusi e sfruttamento. Quando Salvini dice “prima gli italiani” si rivolge anche agli italiani che uccidono le donne, ai mariti violenti, ai fidanzati che bruciano le ragazze, agli amanti che sfregiano il volto con l’acido, a questi barbari, possiamo ricordare che nelle comunità Rom il femminicidio non esiste, è una forma di violenza contro le donne che non è mai stata praticata perché non fa parte della cultura Rom. Una differenza profonda che fa delle donne Rom, delle donne roccia per sopravvivere ai soprusi di una società che le respinge invece di accoglierle

di Claudio Caldarelli

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