La vicenda giudiziaria di Mimmo Lucano, sindaco di Riace

Quella che ha investito Mimmo Lucano è tutt’altro che una normale vicenda giudiziaria. Il suo è un caso politico, sociale e culturale.
A ottobre dello scorso anno, il sindaco di Riace è finito sotto inchiesta ed è stato prima arrestato e poi confinato con accuse infamanti: associazione per delinquere, concussione, truffa aggravata, abuso d’ufficio, malversazione, illeciti nell’affidamento di appalti e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
In questi mesi, però, le ipotesi di reato della Procura di Locri, sono state bocciate dal sia giudice per le indagini preliminari sia dalla Corte di Cassazione.
Prima il Gip – che pure ha riscontrato “superficialità” e una “non trasparente gestione delle risorse” – ha escluso ogni “arricchimento personale del sindaco” e stabilito che dei quattordici capi di accusa solo due stavano in piedi: il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e gli illeciti nell’affidamento di appalti per la raccolta differenziata
Poi, la Corte di Cassazione – rispondendo al ricorso per il divieto di dimora a Riace – ha stabilito che Mimmo Lucano non ha rubato, non ha favorito illecitamente nessuno e non ha celebrato matrimoni di comodo.
Nonostante l’intero impianto accusatorio sia stato, quantomeno, indebolito, Mimmo Lucano finirà sotto processo e, per un altro anno, resterà confinato da Riace.
Come non bastasse, a poche ore dal rinvio, a Lucano è stato recapitato un nuovo avviso di conclusione indagini per truffa aggravata: per la Procura, gli immobili del borgo antico affittati per ospitare i migranti sarebbero privi del certificato di abitabilità e di quello di collaudo statico.
La Procura vuole anche capire se le stalle che ospitano gli asinelli utilizzati per la raccolta differenziata sono a norma. Nel dubbio, sono stati posti i sigilli alle strutture.
L’attenzione che la Procura della Locride (della Locride!) riserva al Sindaco di Riace fa quasi pensare che lo ritenga il nemico pubblico numero uno.
Che si tratti di accanimento, oppure no, le inchieste hanno comunque raggiunto l’obiettivo di disgregare il progetto portato avanti, dal 2004, nel piccolo comune calabrese.
Un modello di governo, partito dopo l’elezione di Lucano, che si poneva un duplice obiettivo: intervenire nel dramma degli sbarchi e tentare una soluzione allo spopolamento, vera piaga del nostro Meridione.
Sintetizzando, integrare i migranti -dando loro le case abbandonate e una formazione professionale – e, con il loro aiuto, ridare vita ad aree storicamente depresse.
Le politiche di accoglienza messe in campo, si sono rivelate molto efficaci: l’economia di Riace si è rianimata e sono stati avviati processi di rinnovamento urbano e di crescita sociale. Riace in questi anni è stata un modello esemplare di accoglienza, integrazione e crescita.
Ma una citta della solidarietà mal si sposava con il nuovo governo populista italiano, con il suo ministro dell’interno (che si costituirà parte civile contro Lucano) e la sua politica ferocemente anti-immigrazione.
La storia di libertà, di rispetto dei diritti e di dignità umana rappresenta da Riace, era troppo dissonante per chi suona la grancassa della paura del diverso, E su questa paura costruisce il suo potere.
Il “miracolo normale” di questa piccola realtà del profondo Sud italiano andava fermato.
Nonostante tutto, però, Riace resta come esempio di un mondo che non si fa guidare dall’egoismo e dalla paura. Il messaggio di umanità partito da Riace non è stato dimenticato.

di Enrico Ceci

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