L’incendio della Basilica di S.Paolo del 1823

Vedere la magnifica cattedrale di Notre Dame avvolta dalle fiamme ci lascia atterriti e sgomenti. Tanta arte, tanta storia annullati in qualche istante dalle fiamme impietose. Probabilmente si sentirono come noi oggi, i romani del 1823, alla vista dell’incendio che colpì la Basilica di San Paolo fuori le mura, nella notte del 15 luglio.
Pochi mesi prima, il curato della Basilica si era reso conto che i lavori per la riparazione del tetto della struttura non potevano più essere rimandati. Nel luglio di quell’anno si diede mandato per riparare il tetto e le grondaie. Due operai, essendo già notte, si allontanarono dal cantiere lasciando un braciere acceso, convinti di averlo spento. Così non era.
Le cronache del periodo riportano che l’incendio si sviluppò poco prima dell’alba ma a vederla fu un buttero nei dintorni che avvisò i monaci Cassinesi che avevano in custodia la struttura. Ad ogni modo, i soccorsi giunsero in ritardo e la situazione era ormai compromessa: il grande portale in bronzo, giunto da Costantinopoli, si era fuso e la parte sinistra della Basilica era ormai irrimediabilmente danneggiata. La parte destra si salvò, così come il ciborio realizzato da Arnolfo di Cambio.
L’incendio apparve da subito colposo, responsabilità della disattenzione degli operai, ma nei salotti iniziarono a diffondersi varie voci sugli artefici: dai carbonari, agli ebrei, dal banchiere Rothschild, in quei giorni a Roma fino a tirare in ballo una punizione divina.
La distruzione venne tenuta nascosta al morente pontefice Pio VII, per non appesantire ulteriormente il suo animo già provato.
La ricostruzione iniziò nel 1825, grazie alle donazioni provenienti da regnanti europei. Per ferma volontà del Papa Leone XII, la forma della Basilica doveva rispecchiare quella precedente, in modo che nessuna modificazione fosse apportata.
Del resto, la struttura era rimasta inalterata dalla fine del IV secolo, da quando cioè venne ricostruita dagli imperatori Teodosio I, Graziano e Valentiniano II sulla struttura precedente di epoca costantiniana.
La nostra speranza, oggi, è che Notre-Dame, così come la Basilica di San Paolo, con cui condivide una sorte simile, possa tornare alla sua maestosa bellezza, che come un’araba fenice possa risorgere splendente dalle proprie ceneri.
di Fabio Scatolini
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