Nello Yemen muoiono i civili (e i bambini) per fame e malattia

Nello Yemen si sta perdendo un’intera generazione perchè la crisi umanitaria, legata al conflitto interno a questa regione del mondo, causa la morte costante di bambini. E sono tanti, tanti, tanti… In tre anni sono state uccise 2672 piccole vite, oltre 4300 piccini sono stati feriti. Può un bambino comprendere il perché di tanta sofferenza? Nella sua mente cosa potrà restare, se anche sopravvive al dolore?
E la morte non avviene solo per gli scontri.

In Yemen si muore anche per la fame. Per assedio.

Il paese sta vivendo un conflitto in cui sono coinvolti Arabia Saudita e Iran. La prima a sostegno dei sunniti, il secondo a sostegno degli sciiti. In mezzo gli Yemeniti, che, in un numero di circa sette milioni, non si riesce a soccorrere con aiuti sanitari e di rifornimento cibo. Fame e malattia in un paese assediato, nel quale la capitale San’a è nelle mani degli sciiti, sotto l’influenza iraniana, mentre nove paesi arabi si sono uniti per sconfiggerli.

Le origini del conflitto si pongono dopo che i due stati dello Yemen del Nord e del Sud avevano scelto, nel 1990, di riunirsi in unico stato con capitale San’a e presidente Saleh, inizialmente Capo di Stato dello Yemen del Nord. Dopo l’unificazione, passa del tempo e si arriva alla primavera araba. Nel 2012, dopo le dimissioni di Saleh, lo Yemen ha come presidente pro tempore un sunnita, Abd Rabbuh Mansur Hadi, al quale è affidato il compito di traghettare il paese, entro due anni, a nuove elezioni. Nel timore che ciò non accada un gruppo sciita tenta un colpo di stato costringendo Hadi a fuggire ad Aden, mentre Saleh, ripreso il potere, si stabilisce a San’a.

Lo Yemen è così di nuovo spaccato in due, con un presidente sunnita (Hadi) da un lato, e un presidente sciita (Saleh) dall’altro, ma molte sono le interferenze esterne. Due presidenti, due capitali, diversi gruppi armati, con il riconoscimento del presidente Hadi, come unico vero Capo dello Stato yemenita da parte dell’Occidente e delle Nazioni Unite.

Nel 2015 Egitto, Sudan, Marocco, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Kuwait e Qatar, sotto la guida dell’Arabia Saudita, formano una coalizione sunnita per sconfiggere gli Sciiti del presidente Hadi.

I bombardamenti contro San’a, che coinvolgono la popolazione civile, sconvolgono da quel giorno questa terra. Lo Yemen del Nord vede anche l’uccisione del presidente Saleh e precipita nel caos, mentre l’intero paese vive una situazione politica che resta controversa, con troppe fazioni, con influenze sul territorio anche di Al’Quaida e dell’Isis, con un coinvolgimento sempre più grave dei civili che vedono compromessa fortemente le loro possibilità di sopravvivenza.

In Yemen, infatti, si muore di fame e si muore di colera e l’Arabia Saudita, a guida dei nove stati, non ha permesso interventi in aiuto della popolazione civile, senza che nessuna voce dall’Occidente si sia levata per contestare la crudeltà dell’assedio. E così muore la gente indifesa, mentre con una vecchia arma da guerra,  si tenta la conquista, per fame e malattia, di un ideale bastione, nel quale la popolazione è ridotta a pelle e ossa.

La guerra è sempre una cosa orrenda, ma il mondo tende a dimenticare di aver già condannato identici  crimini commessi nel passato da altri stati e, in un  comodo silenzio, lascia che la morte raccolga i suoi fasci di anime.

di Patrizia Vindigni

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