Mafia e politica

La mafia da sempre è collusa con la politica e la politica da sempre è collusa con la mafia. La collusione nasce da interessi molteplici, legati al controllo del territorio, sia sul piano politico come gestione del potere, sia sul piano economico-finanziario per la gestione degli appalti pubblici, delle banche utilizzate per il riciclaggio di milioni di euro di proventi dal traffico di droga, e per il voto di scambio. La mafia non può fare a meno della politica e la politica non può fare a meno della mafia. La piovra mafiosa, con i suoi tentacoli si è insinuata nelle istituzioni, a tutti i livelli, da quelli governativi finto alle amministrazioni dei piccoli paesi. La piovra abbraccia tutto il territorio nazionale, stritola tutte le regioni. Un fenomeno che prima era presente solo al sud, ora fa da padrona anche nelle regioni del centro-nord. Una presenza capillare che condiziona la vita politica, economica e finanziaria del paese.

L’Italia, l’unico paese europeo con la più alta collusione mafia-politica. Una realtà drammatica per la società civile e per Papa Francesco, ma normale, anzi quasi indifferente per alcune forze politiche che ci convivono anche nello scambio di favori e voti. Il sostituto procuratore nazionale antimafia, Nino Di Matteo, riflettendo sulla vicenda accaduta in questi giorni che riguarda l’inchiesta aperta nei confronti del sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, Armando Siri, e dell’imprenditore Paolo Arata, ritenuto a sua volta socio occulto del re dell’eolico Vito Nicastri, vicino al boss trapanese Matteo Messina Denaro, è tornato a parlare del rapporto mafia-politica. Un rapporto, continua il procuratore, che ancora oggi non sembra essere stato reciso nei suoi più alti vertici. “Da sempre, ricorda Di Matteo, il potere mafioso ha una grande capacità di cogliere i segnali che arrivano dalla politica e dalle istituzioni. In questi giorni, sta registrando sensibilità diverse nelle due forze di governo, i Cinque Stelle e la Lega. I primi chiedono le dimissioni del sottosegretario indagato per corruzione in una più ampia vicenda che porta a Trapani, gli altri lo difendono…i mafiosi, continua Di Matteo, capiscono subito su chi poter fare affidamento.

La difesa a oltranza di un indagato per contestazioni di un certo peso potrebbe essere, in questo come in altri casi, un segnale che i poteri criminali apprezzano”. Il sostituto procuratore ha anche evidenziato come “ il reato per cui il sottosegretario è stato già condannato, quello di bancarotta, è oggettivamente rilevante. Mi chiedo come sia stato possibile che tale dato non sia stato preso in considerazione al momento della nomina. La politica dovrebbe avere un atteggiamento rigoroso al momento della formazione delle liste e degli uffici pubblici. Invece, troppo spesso non è così”. Il legame di collusione mafia-politica è ancora troppo forte, recidere questo legame non conviene ad alcune forze politiche, i segnali vanno tutti in questa direzione. Di Matteo dice che “non bisogna aspettare le sentenze della magistratura, bisogna avere la capacità di intervenire prima, recidendo qualsiasi legame. Invece in campagna elettorale, tutte le forze politiche hanno taciuto sul tema della mafia e dei rapporti col potere.

La lotta all’intreccio fra mafia e corruzione dovrebbe essere ai primi posti nell’agenda di qualsiasi istituzione anche governativa”. Un legame troppo forte quello tra mafia e politica che può essere reciso solo con la mobilitazione della società civile agendo sul territorio, togliendo spazio alla occupazione mafiosa vincendo le paure e le omertà che coprono atti criminosi di ogni genere. In questo contesto è necessario valorizzare al massimo l’impegno della Chiesa di Francesco e con essa creare un movimento trasversale laico-cattolico in grado di cambiare questa drammatica realtà e giungere ad una società di eguali, di fratelli, che accolga e insegni l’onesta spirituale e materiale.

di Claudio Caldarelli

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