La guerra fredda digitale tra Cina e Usa

Se un tempo il campo di battaglia era lo spazio oggi lo scontro si consuma sugli smartphone. Come negli anni ’50 e ’60 del Novecento la corsa allo spazio era diventata cruciale, sia dal punto di vista strategico che culturale, nella rivalità tra Stati Uniti e Unione Sovietica, negli ultimi anni, ma soprattutto da quando Donald Trump siede alla Casa Bianca, lo scontro è tutto digitale. La recente vicenda che ha coinvolto Huawei, secondo produttore di cellulari al mondo avendo da poco superato Apple, va vista attraverso questa lente.

Una differenza cruciale c’è, però, tra le due vicende. La corsa allo spazio era una rincorsa in avanti tra due paesi che si contendevano il primato di leader mondiale e che, successo dopo successo, portò in breve ad alzare esponenzialmente il livello di conoscenza e di innovazione. La guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti è di altra natura. Se la Cina avanza a passi giganti verso la frontiera tecnologica, gli Stati Uniti di Trump sembrano solo guardarsi le spalle. L’ultimo capitolo nella guerra commerciale lanciata dall’amministrazione americana vede come protagonista l’azienda cinese Huawei, una delle poche interamente private. Google nei giorni scorsi ha fatto sapere di aver sospeso la licenza sugli aggiornamenti del suo sistema operativo Android per i futuri dispositivi Huwaei. La decisione, successivamente ammorbidita attraverso una proroga di 90 giorni, è diretta conseguenza di un ordine esecutivo emanato dal Presidente Trump. Per il governo americano boicottare le aziende tecnologiche cinesi è questione di sicurezza strategica. Anche in Europa il gigante di Shenzhen è sotto accusa. In particolare, la decisione della premier May di concedere a Huawei la fornitura di attrezzatura secondaria nello sviluppo della rete 5G, ha sollevato forti critiche. La decisione metterebbe a rischio la sicurezza britannica concedendo la possibilità di accedere a informazioni d’intelligence ad un’azienda dietro la quale sarebbe determinante l’influenza del governo cinese.

L’azienda ha da sempre negato le accuse di spionaggio. Tuttavia, il 5G è centrale nella vicenda. Il balzo della Cina, da paese produzione di prodotti poco qualificati a leader in alcuni settori altamente innovativi, è sotto gli occhi di tutti. Nelle cosiddette tecnologie di quinta generazione nella telefonia mobile, i cinesi si sono guadagnati un posto tra i primi della classe. Lo stesso sta avvenendo in tutti quegli ambiti nei quali raggiungere un vantaggio competitivo garantirà una posizione dominante per molti anni. Basti pensare all’enorme sviluppo dei settori delle energie rinnovabili, come l’eolico o il solare, nei quali si rivelato decisivo lo stimolo inferto dallo stato.

Gli Stati Uniti appaiono molto più confusi nella loro strategia. La posizione di Trump sulle energie pulite è emblematica. Invece, di complicarsi la vita nel trovare l’equilibrio ottimale di politiche pubbliche per spingere l’innovazione nei settori più tecnologici, gli Stati Uniti stanno preferendo concentrarsi nel boicottare le aziende cinesi. Una tattica che può rivelarsi solo deleteria nel lungo periodo.

di Pierfrancesco Zinilli

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