L’accampamento Sami

C’è una cosa che ho notato da tempo: in ogni viaggio che intraprendo incontro elementi di mistero dei luoghi che visito, e non sono io a cercarli. Ad esempio, negli ultimi anni, gli abitanti di alcune località mi hanno raccontato di giganti o creature marine sconosciute. Nonostante io sia molto cauto su alcune questioni mi sono sembrate storie convincenti per una serie di motivi, in primis perché supportate da prove o registrazioni varie da far venire la pelle d’oca. Altre volte ho sperimentato io stesso fatti apparentemente inspiegabili, come quando sentii quello che viene chiamato il canto del mare, un suono cupo e di bassa frequenza, una potente vibrazione proveniente dai fondali marini descritta da alcune persone in varie parti del mondo. Allora mi sembrò inspiegabile perché non conoscevo il fenomeno, fino a quando non lessi un libro che ne parlava (Il libro del mare, dello scrittore norvegese Morten A. Strøksnes).

L’elemento di mistero non poteva mancare nella Norvegia settentrionale, all’interno del circolo polare artico, di fronte a un accampamento eretto dall’antico popolo Sami. Era ormai abbandonato e loro erano andati via da tempo, ripartiti chissà dove. Eppure, in qualche modo, mi parve di sentire ancora la loro presenza. Non è semplice riuscire a descrivere certe sensazioni. In quell’accampamento percepivo qualcosa di estremamente diverso dall’ambiente circostante. Qualcosa di vivo, che esisteva. Presente, ma non visibile. Qualcosa che era rimasto lì, al di là di una semplice struttura. Un’antica saggezza, forse un messaggio. Magari entrambe le cose o qualcosa di più. Quel posto incuteva timore quanto meraviglia. Penso che certe intuizioni siano talmente complesse da non riuscire a descriverle con la scrittura e la fotografia, specie se non le si è comprese.

Foto e testo di Fabio Conti

www.fabioconti.jimdo.com

 

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