Bastardi a taglia mutante

L’etimologia del vocabolo “bastardo” non conduce sempre a un significato ignobile. Piuttosto a qualcosa che non rientra del tutto in un certo genere, ma ne fuoriesce, come un che di avventizio, in parte estraneo, spurio. In questo senso non si può negare che l’attuale governo gialloverde sia bastardo. Lo è nella sua stessa connotazione cromatica –  gialloverde. Fuoriesce da tutta la tradizione politica occidentale, non solo per il giallo, ma soprattutto per il verde, che almeno da un mezzo secolo a questa parte si riferisce in tutta Europa – e non solo – ai partiti ambientalisti, ecologisti. Qui invece prende dal verde valligiano e dalle camicie verdi, specie di guardia militare e militante configurata nel 1996 da Umberto Bossi, fondatore della Lega Padana. Lega che era allora nordista, separatista, antimeridionalista, e a cui lo stesso Bossi rivendicava una radice antifascista. Oggi la Lega di Salvini è nazionalista, sovranista, di destra dichiarata, molto più nera dunque che verde. In quanto al giallo cinque-grillino, di formazioni di quel colore in America ed Europa, si ricordano solo i sindacati gialli, filo-padronali, quando non costituiti direttamente dai padroni stessi, tra i quali si annovera qui in Italia il Sida, nato a Torino negli anni ’60 dentro la Fiat diretta da Vittorio Valletta. Sindacati poi vietati in vari tempi e da varie leggi nel mondo, come quella italiana del 1970 che va sotto il Statuto dei Lavoratori.

Il termine bastardo indica dunque una difformità che segna un tramonto e uno squilibrio insieme. Un tramonto della politica, della democrazia, delle sue prassi e teorie classiche. Uno squilibrio da transizione verso nuove forme non ancora date e neanche immaginate. L’Europa, in quanto espressione originaria del politico, come categoria di pensiero e azione dell’Occidente, non può che scontrarsi con questa sua ennesima ma fatale divisione interna. Fatale, perché è una frattura che ha il valore di una faglia geologica che percorre tutto il sottosuolo continentale. L’uscita dall’Europa, infatti, è certamente un elemento che accomuna i due contraenti al governo italiano. Uscita dall’Europa e dalla politica, dalla democrazia che essa ha storicamente sedimentato e diffuso su tutto il pianeta. Fuoriuscita che gli uni vogliono perseguire attraverso meccanismi diretti: elettronici, informatici, di consultazione, votazione, elezione.  Gli altri attraverso sì la politica, ma proprio tornando a forme della politica, delle leggi, della società che conducono a un regresso autoritario, a una negazione degli avanzati livelli civili europei. Lo fanno ricorrendo entrambi a tecnologie e occulti algoritmi social, che già scavalcano, fino a irriderle, le attuali istituzioni e legislazioni.

Lo sfondo epocale a-ideale, a-ideologico, in perenne auto-mutazione fonda, anzi, s-fonda, una dimensione non più di verità valoriali, ma di relatività umorali. Il governo si basa non più su una nobile e nobilitata alleanza politica, ma su un banale, bastardo contratto simil-commerciale. Simil, perché a differenza di uno commerciale, non elenca dettagli, clausole stringenti (da lente d’ingrandimento) ma delinea una cornice adattabile alla relatività contingente delle situazioni. È una veste contrattuale a taglia variabile, che si struttura in un intero assetto di governo a geometria variabile. L’attuale compagine ministeriale – aldilà del mutevole peso elettorale delle sue due componenti interne – si va ormai definitivamente configurando in questo modo. Se non ci sono ideali, ideologie, verità, valori, coerenze, bandiere, sacre ampolle, neanche più sacri blog, ma solo algo-relativismi, disinvolte social-capriole e incoerenze, felpe, follower, like, fake, visualizzazioni, che importanza ha la disposizione interna all’astro-ruspa? Quella a taglia mutante, anzi, può garantire meglio una logica di moto e di volo in permanente assetto supertransformer. Una riedizione in 3D del vecchio, tragico trasformismo politico che infiniti addusse lutti agli italici? Una cosa è certa: che esso sarà apertamente, sfacciatamente, anzi, piratescamente, giocato contro l’Europa. Questa non potrà limitarsi a rispondere solo sul piano del suo soverchiante peso economico, tentando di schiacciare il bastardo, perché esso è una sua degenere variabile intestina. Solo se essa si riallaccia l’avanzato livello tecno-scientifico all’antica Dike, ossia alla radice della giustizia, per riassorbire rapace profitto economico e distruzione umano-ambientale, può apparire la transizione a una più avanzata soglia di civiltà planetaria.

di Riccardo Tavani

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