Sblocca cantieri o sblocca mafie

Le mani sulla città, un film degli settanta di Francesco Rosi racconta come la Camorra aveva preparato il sacco di Napoli, gestendo tutti gli appalti della ricostruzione nel peggior modo possibile, costruendo in maniera selvaggia, ovunque senza tenere conto delle reali esigenze della povera gente. Quartieri nati senza nessun tipo piano regolatore, costruiti in luoghi non adatti, ma dove il profitto era maggiore. Costruiti senza controllo, in malo modo, senza dover rendere conto a nessuno. La mafia gestisce ogni tipo di appalto pubblico e privato. Dall’Expo 2015 alla ferrovia tra i due terminal di Malpensa. Dalla Tav alla Salerno-Reggio Calabria. Dalla ricostruzione post terremoto ai cantieri navali. Dal terzo valico alla metro C di Roma. Ma anche il Mose di Venezia, la scuola dei Marescialli, il ponte sullo Stretto e potremo continuare all’infinito. Non c’è grande opera che sia rimasta fuori dal malaffare, dalla corruzione, dalle infiltrazioni mafiose e dallo sfruttamento della mano d’opera. Ogni opera una inchiesta, ogni opera targata mafia. Le mafie sguazzano nel fango torbido dei subappalti per scavo, movimento terra, asfaltatura, costruzioni, smaltimento rifiuti, nocivi e non. La corruzione è un sistema collaudato, appoggiato dalla politica, il caso Siri-Arata è emblematico. La turbativa d’asta, gli accordi sottobanco, le raccomandazioni egli intrallazzi di ogni genere, favoriscono e agevolano le mafie in ogni opera. Tali agevolazioni nascono dagli accordi politici di personaggi senza scrupoli che pensano solo al loro interesse e non al bene comune. Necessitano regole, normative, leggi che tutelino lo Stato come affidatario o concessionario. Arginare il malaffare deve essere il principio base di ogni comportamento politico. Chiamare sblocca cantieri un decreto che vuole rilanciare l’economia, senza cambiare le regole che lo sbloccano, favorisce tutto quanto è già accaduto in passato. Nel 2018 sono stati appaltati nel settore pubblico, circa 140 miliardi di opere, il record degli ultimi cinque anni, ma è anche il record delle interdittive antimafia, 573 disposte dalle Prefetture, il doppio rispetto al 2015. Analizzare i dati del malaffare di questo ultimo anno, da l’idea dei rischi enormi connessi al “liberi tutti” che è il messaggio implicito dello Sblocca Cantieri. I ribassi economici eccessivi avvantaggiano le scatole vuote, le aziende fantasma registrate con prestanomi di comodo. Diventano più difficili i controlli per la sicurezza con l’aumento dei lavori affidati a terzi. Il decreto prevede l’innalzamento della quota dei lavori che si potranno sub-appaltare, dal 30 si passa al 40%. In quel 40% si concentrano i rischi di infiltrazione mafiosa e aumentano i rischi per la sicurezza dei lavoratori. I sub appalti, ha ripetuto più volte Raffaele Cantone, presidente dell’anticorruzione, sono lo strumento preferito dalle mafie per nascondere tangenti e denaro sporco. Non c’è trasparenza e non c’è obbligo di dimostrare di essere una azienda sana non in odor di mafia. Un 40% di lavori in sub appalto favorisce le scorribande e le razzie di chi non ha niente da perdere , come le imprese delle cosche.

di Claudio Caldarelli

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