Cine-pillole per aria condizionata nell’estate bastarda

La mia vita con John F. Donovan. Problematico ma intenso. Il regista Xavier Dolan nasconde sé stesso dietro il ragazzino che stravede per una grande star televisiva. Cela la sua passione infantile per Leonardo Di Caprio, cui scrisse una lettera senza risposta. Nel film invece la star risponde e ne nasce un epistolario che suscita scandalo. La vita del celebre attore e quella del suo piccolo fan s’intrecciano, si identificano, non solo nel loro rapporto con le loro madri. Come Carlo Calenda avesse scritto una lettera a Enrico Berlinguer e gli effetti collaterali si vedessero oggi.

La prima vacanza non si scorda mai. Fragil-comic-sentimental. Marion, una quarantenne disegnatrice simil Barbara Palombelli, conosce il suo (Cicciobello) Ben su un’app e lo trascina in una catastrofica vacanza bulgara. Lei ha il suo caratterino testardo e anche bastardo, se del caso. Lui, però, riesce a contro trascinarla in un comodo pacchiano albergo per turisti su un lago locale. Dopo l’immancabile scena con liturgici rovesciamenti concatenati a bordo piscina, l’altrettanto scontato soft drammaa lieto fine. Magari anche tra Barbarella e Bel Ami Rutel è proprio così.

La bambola assassina. Non solo per horror addicted. Quentin Tarantino l’ha insegnato: il genere – dal western allo splatter – è caricato a vendetta. Questa la molla di un programmatore vietnamita che toglie qualsiasi inibizione morale-elettronica al pupazzo per adolescenti Buddi, capace di auto apprendimento e di auto connettersi con qualsiasi altro dispositivo in circolazione. Remake dell’omonimo titolo del 1988, allude oggi più ferocemente e con maggiore attualità al controllo totale che piattaforme e social-media hanno sul più buio sottosuolo del nostro inconscio. Capaci ormai di vendicarsi e di aprire come scatolette di tonno interi parlamenti nazionali.

Wolf Call – Minaccia in alto mare. Mozzafiato imperdibile. Una eco di profondità marina non riesce a essere identificata dall’esperto di un sommergibile nucleare francese e questo mette il mondo sull’orlo della catastrofe atomica fratricida. Lo scenario geo-politico riflette una realtà estremamente attuale, e la Marina Francese non ha lesinato mezzi militari ed economici per rendere più potente e realistica la vicenda. Il dominio senza più confini dell’Occidente sull’intero pianeta rende ogni perfido complotto e minaccia bellica un’offensiva, uno scontro con sé stesso. E come canterebbe Enzo Jannacci: “Ci vuole orecchio, bisogna avere il pacco immerso, intinto dentro al secchio, bisogna averlo tutto, anzi parecchio”. Anche se il secchio sono qui gli abissi oceanici.

Due amici. Un post Jules e Jim con qualche falla. Luis Garrel è oltre che un attore, anche un regista ormai maturo. La sua cifra più recente è l’attualizzazione della Nouvelle Vague francese. Torna così a scegliere, come anche nel suo L’uomo Fedele, il ménage á trois, il triangolo sentimentale. Clement, che vive facendo la comparsa cinematografica, s’innamora perdutamente di Mona, ma lei lo respinge. Entra in scena Abel, il miglior amico dell’innamorato pazzo, che si mantiene facendo il benzinaio, coltivando però una passione divorante per eros e letteratura. A differenza del citato film di Truffaut, qui la figura di uno dei due amici-rivali è un po’ troppo macchiettistica, anche se ben nelle corde recitative di Vincente Macaigne. La stessa Golshifteh Farahani – iraniana ma da anni francese –, pur sempre bravissima, non pare completamente a suo agio nel ruolo di oggetto amoroso conteso. Ottimo, però, il tema della prigione, dominante nelle immagini e nelle inquadrature, in contrasto con quello della corsa. À l’amour comme à la guerre, dicono i francesi, in amore come in guerra. Figuriamoceli il presidente americano Donald Trump e quello iraniano Hassan Rouhani tra Washington, Parigi e Teheran, a inseguire prigionieri un amore carcerato.

Il ritratto negato. Tragico di qualità. È l’ultima opera del grande regista polacco Andrzej Waida, il quale scompare novantenne nell’ottobre del 2016, appena terminato il film. Opera d’artista dedicata a un altro grande ma disconosciuto artista. Si tratta del pittore Wladyslaw Strzeminski, russo di nascita ma poi cittadino polacco a tutti gli effetti. In guerra perde anche una gamba e un braccio, ma questo non gli impedisce di continuare a dipingere e soprattutto insegnare. Fondatore dell’avanguardia polacca, pur rimanendo fedele agli ideali della rivoluzione d’ottobre è perseguitato, umiliato, e ridotto alla fame fino alla morte per malattia e stenti. Il suo rifiuto del cosiddetto realismo socialista, imposto in arte dai regimi del blocco sovietico, è in lui motivato proprio dalla coerenza rivoluzionaria artistica, sintetizzata nella teoria pittorica dell’Unismo. Il riscatto del martirio da lui subito è affidato da Wajda al superamento inevitabile che Strzeminski profetizzò di quella tragica stagione storica. Non che quella polacca attuale lo avrebbe accolto meglio. Sarebbe stato, però, quanto meno libero di andarsene.

Spider-Man: Far From Home. Marmellata Marvel non priva di spunti attuali. Che ci fa Peter Parker, l’Uomo Ragno, lontano da casa, tra Venezia, Praga e Londra? Insegue un amore in gita scolastica. Quello per Michelle. Ma uno degli Avangers, Tony Stark, gli ha lasciato un paio di occhiali super-tecnologici e la sua pesante eredità di salvatore del mondo. Ad attaccare il pianeta, proprio mentre lui vorrebbe solo conquistare la sua bella, sono gliElementari, spaventosi, immani mostri distruttivi, fatti di acqua, fuoco e aria. Il tema vero del film è però quello delle fake-news, delle mega-bufale elevate qui ha grandiosità di effetti speciali scenici catastrofici. Grande interpretazione di Jake Gyllenhaal, nella parte del cattivo Quentin Back o Mysterio. A Venezia e Praga Spider-Man deve indossare un costume diverso, tutto nero e assumere il nome di Scimmia Notturna. A Londra, però, torna nel suo tradizionale mascheramento nuovo di zecca. Se l’alleanza tra Usa e Inghilterra fosse però soprattutto nella pratica geopolitica della fake-exit, magari, tutto il pianeta già respirerebbe subito meglio.

di Riccardo Tavani

 

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