Barche, navi, barchette, barconi…e meduse…

Un po’ di cattivi pensieri, in questa estate 2019          

C’è chi già ha ripreso il lavoro, chi ha finite le scorpacciate di libri e giornali da surplus di tempo libero: per loro e, a breve per tanti altri, sta tornando il pensiero sulle cose concrete, sui problemi immediati, sulle proprie incertezze del domani. Ma cosa resterà di questa stagione al pieno del suo fulgore, ma già vòlta a diventare velocemente “passato”? Ancora il mare ritorna nelle notizie che assiepano i telegiornali, all’ora di cena (oltre a quest’assurda farsa di un governo sfiduciato dal suo stesso plenipotenziario). Non è quello della dolce risacca, dei corpi seminudi con gradazioni che vanno dal bianco-latte, degli ultimi arrivati o delle pelli troppo chiare, al nero cioccolato degli sparuti ambulanti che provano a sopravvivere senza delinquere, spesso vendendo cianfrusaglie a stizziti bagnanti.

Del mare si è parlato per notizie relative a natanti da diporto, come quella in cui si parla di un manager italiano, morto per intossicazione da biossido di carbonio (gravi i suoi familiari), forse sprigionate da un motore montato in modo non corretto. Oppure se ne parla per le ONG che imperterrite, di fronte ad ostacolanti e minacciosi decreti governativi probabilmente incostituzionali, si ostinano a raccattare naufraghi e a salvarli, con le loro navi, ricorrendo alla Giustizia Amministrativa del TAR, per portarli sulla terraferma più vicina e adatta allo sbarco: anche le tesi che qualcuno passi l’estate su barche affollate di disperati, in condizioni igieniche e sanitarie assurde, per un qualche tornaconto (…), credo stia facendo il suo tempo, perché se proprio si vuole delinquere per questo, lo si fa più al sicuro e con maggiore resa, spacciando in una qualsiasi piazza di città italiana. Del mare si è parlato per un piccolo mezzo di pattugliamento della polizia che ha ospitato il figlio del Ministro dei Social, per un giretto di piacere (cosa tecnicamente illegale, ma non gravissima): se le forze dell’ordine lo avessero fatto anche con altri ragazzi della spiaggia, quale propaganda per riconquistare un po’ di fiducia dei cittadini (dopo i casi Cucchi e Aldrovandi), invece che aggredire verbalmente, minacciare velatamente, nel tentativo di ostacolare le riprese di un giornalista, sarebbe stato meglio. Ma del mare, si è parlato in tono minore, nel tentativo di non far notare altri naufragi di barconi (questa volta non ricordo le immagini, terribili, a raccontare quanto successo: meglio qualche trafiletto, ché fa meno effetto), che hanno portato alla morte di centinaia di persone di fronte alle coste libiche, perché sarebbe stato difficile giustificare la chiusura dei porti, i decreti punitivi per i soccorritori, il vomitare odio e paura, di fronte a dei corpi annegati, di fronte agli occhi impauriti, ad esseri umani che poco hanno di “invasore”. Ci sarebbe poi, di che parlare della metaforica nave del Governo Italiano, dotata di 3 capitani (ciascuno con una rotta da seguire: la Padania, il Web e Bruxelles) che dopo aver fatto finta di governare il natante in armonia, è minacciata di affondamento dal suo comandante più forte, mentre i venti di una nuova crisi globale, si stanno alzando: sarebbe da ridere, se su quella barca non ci fossimo anche noi.

E le meduse? Ah, quelle sono la conseguenze dei cambiamenti climatici (negati da Trump), che vanno anche sciogliendo i ghiacciai e incendiando vastissime foreste incontaminate e che porteranno all’innalzamento dei mari, alla carenza d’acqua potabile e a nuove carestie, tutto nel disinteresse generale. Le meduse, sono un po’ come lo specchio di tutto ciò che va capitando, nei mari e non: un fastidio che ci limita e rende meno sereno il nostro tempo (libero), ma che nascondono un pericolo ben più grave. Eppure, il mondo occidentale, quello più evoluto, sempre con una metafora sulle navi, va ballando nei saloni del Titanic, mentre questo sta affondando…

di Mari Guido Faloci

Print Friendly, PDF & Email