Hevrin Khalaf: kurda trucidata dai miliziani filo-turchi

Gli ultimi della terra muoiono senza lacrime. I figli degli ultimi hanno solo l’inferno. Le donne ultime muoiono senza chiudere gli occhi. Guardano. Ti guardano ovunque tu giri lo sguardo. Le donne ultime, oggi kurde, abbandonate dal mondo, dalla indifferenza e dai giochi di potere, non abbassano lo sguardo. Ti cercano, vogliono guardarti negli occhi mentre gli sparano, mentre le violentano, mentre le trucidano. Così è stata trucidata Hevrin Khalaf, paladina dei diritti, uccisa in una imboscata dai miliziani fili-turchi. Hevrin, aveva solo 35 anni.

Segretaria generale del Partito del futuro siriano, aveva speso la sua giovane vita in difesa degli ultimi, dei kurdi abbandonati nelle zone di guerra. Non aveva paura, Hevrin Khalaf era una donna combattiva, sia in divisa che in abiti borghesi. Sia a Bruxelles, nelle conferenze organizzate dal Parlamento Europeo sulla questione kurda e in altre capitali europee. Sia sul campo di battaglia, dove le bombe uccidono i civili, i bambini, i vecchi. Sulla terra secca e polverosa, dove i kurdi camminano scalzi, i bambini vivono senza nulla, spogliati anche della loro esistenza. Su quella terra così inospitale eppure così contesa, Hevrin passava le sue giornate, parlando di diritti, organizzando le donne, tenendo per mano i bambini.

I bambini degli ultimi, i suoi figli non avuti ma amati più dei suoi figli. I kurdi sono kurdi nel sangue.  Elle vene di Hevrin scorreva il sangue kurdi vecchio di migliaia di anni, da quando si perdevano nelle tempeste del Tigri e dell’Eufrate. Centinaia di morti, migliaia di sfollati da quando il califfo Erdogan ha iniziato a bombardare un popolo inerme, invadente la Siria, sul confine dove i kurdi si erano istallati. Hevrin Khalaf è stata trucidata in un’imboscata, una donna leader del movimento kurda. Si, una leader, perché così funziona fra i kurdi, che siano sindaci, amministratori, funzionari o capi di partito, al vertice la responsabilità si condivide, sempre, fra un uomo e una donna. Di fatto, Hevrin Khalaf era il “ministro degli Esteri” deo Rojava, la Siria kurda del nord.

Quando parlava, nelle assemblee o alla tav kurda, era molto ascoltata. Una donna giusta. Ultima tra i giusti. È stat uccisa sabato, mentre sull’autostrada M4, l’arteria principale da ieri sotto il controllo dell’esercito di occupazione turco, stava cercando di raggiungere Qamshili. Un agguato in piena regola, diventato un massacro, mostrato in un  video girato con i cellulari dagli stessi miliziani che l’hanno effettuato. I miliziani dell’esercito siriano libero, alleati della Turchia, ai quali negli ultimi giorni si sarebbero uniti elementi jihadisti ormai sfuggiti dalla custodia dei kurdi e degli americani che hanno abbandonato la Siria. Nel video si sentono le urla, i colpi d’arma da fuoco, il fuoristrada crivellato di proiettili, poi si interrompe. Altre fonti raccontano che Hevrin sarebbe stata trascinata fuori e eliminata a sangue freddo, in un’esecuzione sommaria a colpi di fucile mitragliatore sparati a bruciapelo.

Tutti trucidati. In un video successivo, si vede Hevrin trascinata per i capelli ricoperti di polvere e terra. Un miliziano si avvicina e la tocca con un piede ed esclama: “questo è il cadavere dei maiali.” Ieri, un comunicato delle forze armate turche dichiarava che Hevrin Khalaf è stata messa “fuori combattimento” nel corso di una operazione militare, per la precisione in un raid effettuato sulla base di informazioni dell’intelligence. Una vera esecuzione contro una delle donne simbolo del popolo kurdi, Hevrin, da sempre schierata a favore della causa kurda, era apprezzata per i suoi modi moderati e pacifici. I turchi la consideravano una terrorista, così i media di Ankara davano la notizia. Ma Hevrin Khalaf era una donna rappresentativa di quello che sono oggi i kurdi. Attenta ai diritti delle donne, inclusiva, favorevole a uno Stato laico e rispettoso del cittadino, multietnico. Si batteva si batteva per la coesistenza pacifica delle etnie e delle religioni. Era laureata in ingegneria. Hevrin Khalaf aveva 35 anni.

di Claudio Caldarelli

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