Sacra Romana Eresia Globale

Papa Francesco è stato accusato di eresia da un centinaio di laici cattolici e chierici, tra cui molti alti prelati d’oltreoceano facenti capo all’italiano Carlo Maria Viganò e all’americano Raymond Leo Burke. Etimologicamente il termine eresia discende dal greco antico hairesis, che significa scelta. Ora l’eresia costituisce qualcosa di cruciale nella storia della Chiesa fin dalle sue origini. Attraverso le eresie più importanti, che costituisco anche delle importanti correnti filosofiche ancora oggi studiate, il cattolicesimo ha definito via via la sua prassi e dottrina. Questo già dal Concilio Ecumenico di Nicea del 325 d. C., presieduto dall’imperatore Costantino I, e indetto per condannare sì quell’eresia che va sotto il nome di Arianesimo, ma rispondendo attraverso il più alto livello teorico-filosofico alle altrettanto elevate e complesse questioni da esso sollevate. Tra le numerosissime eresia che hanno segnato la storia del cristianesimo, costringendolo a meglio definirsi, e dunque in definitiva a rafforzarsi, ricordiamo qui soltanto lo Gnosticismo (III sec.) e il Giansenismo (1600). Tra le fila di quest’ultimo militò niente di meno che una delle menti spirituali, filosofiche, scientifiche tra le più elevate di tutta la storia del pensiero umano: Blaise Pascal. Che oggi l’accusa di eresia lanciata contro Papa Francesco si basi su alcune statuette lignee della tradizione spirituale ispano-americane chiamate Pachamama, da sola dà il segno infimo della sua portata dottrinale. Pachamama, in realtà, non è che il nome che le comunità indie danno alla Grande Madre Terra, e le sue raffigurazioni non sono affatto divinità idolatriche, ma semplicemente l’evocazione della totalità naturale da cui dipendeva e dipende ancora oggi la sopravvivenza e la continuazione di tutte le specie viventi sul nostro pianeta.

L’accusa di eresia comporterebbe l’immediata destituzione del Papa. Nello stesso tempo, però, l’infallibilità pontificia non può essere messa in discussione, secondo quanto stabilito dal Concilio Vaticano I del 1870. Non esiste nessuna autorità superiore a quella del Papa e nessuno può esautorarlo. Il tema dell’eresia continua però a percorrere sotterraneamente il cammino del cristianesimo, soprattutto attraverso quell’insieme di verità rivelate contenute nelle Sacre Scritture, e in tutta la tradizione del Magistero ecclesiastico che si chiama Depositum Fidei. Sulla scorta della sua interpretazione, se è vero che il Papa non può essere destituito, è anche vero che alla sua eresia ci si può, si deve resistere, disubbidire, opporre, ribellare.

Le statuette di Pachamama, però, sono soltanto l’espressione di superficie di un movimento di ribellione più sotterraneo, viscerale. Ci si ribella alla scelta, difficile ma elevata, coraggiosa di Francesco di guardare il cammino della Chiesa nella modernità, nella contemporaneità. Il modernismo, nella Tradizione ecclesiale, è in già sé una forma di eresia, anzi la vera, unica forma di eresia, giacché rappresenta il mutare del tempo, delle epoche, della sensibilità spirituale a presentarsi come potenzialità, occasione di eresia permanentemente in agguato. La vera posta in gioco, dunque, sono le scelte di Francesco, per la difesa dell’ambiente, della natura, di Madre Terra, dunque, l’apertura alle diversità di ogni tipo, di ogni fede, perché la globalizzazione economica, le spinte migratorie che ne conseguono, le rivoluzioni tecno-scientifiche si configurano davvero come immani fenomeni neo-biblici, che fanno oggi traballare fin dalle fondamenta la spiritualità e la secolarità Chiesa. Di qui la Scelta, la presunta infernale eresia modernista globale di Bergoglio. E non a caso a tentare di azzoppare, di minare  definitivamente la sua autorità pontificale, a rivoltarsi contro la sua alta, sacra scelta sono certi ambienti mondiali non confinati a rivoltarsi unicamente all’ambito ecclesiastico.

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