Magai, condannato a morte a 15 anni

Magai Matiop Ngong oggi ha 17 anni e si trova in prigione in Sudan del Sud.

Ne aveva 15 quando, a suo dire accidentalmente, ha sparato un colpo da una pistola. Il proiettile, dopo essere rimbalzato a terra, ha colpito suo cugino, uccidendolo.

Non stiamo qui a sentenziare se si trattasse o meno di un incidente, non possiamo saperlo.

Quello che sappiamo, però, è che Magai sia stato condannato a morte.

Esatto, la pena di morte ancora esiste.

Noi pensiamo a salvare il Pianeta dall’effetto serra, ai cambiamenti climatici, all’inquinamento, convinti che la vera minaccia per la Terra sia il comportamento egoista dell’uomo.

Nel frattempo, in Sudan del Sud, un ragazzo di 17 anni in una prigione canta una canzone gospel, per distogliere il pensiero fisso che lo accompagna tutti i giorni. Lo Stato ha deciso che lui debba morire.

Non si sa praticamente nulla sulla sua vita, su come fosse in possesso di una pistola, niente sulla sua famiglia, su cosa sia successo veramente quel giorno di due anni fa’.

Si sa solo che gli piaccia cantare canzoni gospel, ogni tanto, e che dica che spera di uscire dalla prigione per poter continuare a studiare. Non esattamente il ritratto di un assassino spietato, ecco.

Ma mettiamo pure che lo fosse. Che quel giorno veramente abbia ucciso intenzionalmente suo cugino. Questo è davvero il modo per educare, per recuperare, cambiare, indirizzare, un ragazzo di soli 15 anni che, evidentemente, nella sua vita non ha ricevuto insegnamenti degni di essere chiamati tali?

Si, perché a 15 anni molto di quello che fai non è esattamente farina del tuo sacco, ma del contesto in cui sei cresciuto e vivi.

Lo Stato in cui sei nato dovrebbe prendere coscienza di questo, dovrebbe prelevarti dal mondo in cui sei cresciuto fino a quel momento e, quantomeno, provare a darti un’altra possibilità, collocandoti in un contesto diverso, un contesto rieducativo, che a tratti potrebbe anche essere “punitivo”, ma sempre comunque volto ad aiutarti ed a sperare che, un giorno, tu possa diventare un uomo migliore rispetto a quello che eri.

Con questo non voglio dire che la pena di morte possa essere “giusta” in altri casi, verso adulti o anziani ad esempio.

Iniziamo a combatterla arrivandoci pian piano, però. Già evitare che almeno i minorenni possano essere soggetti a questo tipo di condanna, potrebbe essere un inizio.

Firmare la petizione di Amnesty International affinché Magai non venga condannato a morte, potrebbe essere un inizio:  https://www.amnesty.it/appelli/pena-di-morte-sudan/

di Ludovica Morico

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