La cura del mondo e il Laudato si di Papa Francesco. C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole …

Non rimpiango il passato.

Sono nato sotto il fascismo, ne ho subito le ultime torsioni.
Ho vissuto quaranta anni di democrazia cristiana, anni in cui i rari momenti di miglioramento per le classi meno ambienti e le fulgide illusioni del sessantotto furono intristite dall’impallidirsi delle speranze e degli ideali della Resistenza che ci aveva liberato dal fascismo.
Ho vissuto per venti anni il progressivo degrado dei valori morali contrabbandato come rivoluzione liberale
Ho visto negli ultimi anni una sinistra che si è vergognata dei suoi ideali, che ha dimenticato libertà, uguaglianza, fraternità ed ha accettato l’economia del consumismo, dell’egoismo individuale e di classe.

Ma non rimpiango il passato, perché ho potuto vivere il privilegio, di leggere parole di un uomo venuto dalla lontana Argentina, parole che hanno riproposto per tutte le donne e gli uomini della terra i principi di uguali diritti, di uguale dignità, di uguali doveri, di responsabilità, di fraternità.

Oggi tutti parlano della necessità di proteggere il nostro ambiente. Ma ne parlano come una difesa del proprio livello di vita, come una risorsa per una nuova economia.
Ma Francesco, il papa di una chiesa che tra mille difficoltà cerca di ritrovare l’umiltà, la fraternità, l’amore delle origini cristiane, ha scritto la “Laudato sì” che non è una enciclica rivolta ai credenti della sua chiesa, ma un documento che è destinato a tutti, credenti e non.
Dall’inizio si capisce subito il livello delle sue parole: “La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare.”

E Francesco parla dei gemiti di sorella terra, e ricorda che essi si uniscono a quelli degli abbandonati, dei più poveri e lega ai cambiamenti climatici il tragico aumento dei migranti, e parla di grave debito sociale verso i poveri che non hanno accesso all’acqua potabile: “Significa negare ad essi il diritto alla vita radicato nella loro inalienabile dignità”.
Ancora, Francesco denuncia gli sprechi, ricordando che essi ammontano ad un terzo dei beni prodotti. Ma aggiunge che essi hanno una dimensione non solo economica, ma ancor più sociale: “Il cibo che si butta via è come se lo si rubasse dalla mensa del povero.”

E la denuncia non è soltanto quella delle situazioni contingenti, ma è totale, è riferita alla organizzazione stessa della società. In essa infatti: “I poteri economici continuano a giustificare l’attuale sistema mondiale, in cui prevalgono una speculazione e una ricerca della rendita finanziaria che tendono ad ignorare ogni contesto e gli effetti sulla dignità umana e sull’ambiente. Così si manifesta che il degrado ambientale e il degrado umano ed etico sono intimamente connessi.”

È necessaria una vera rivoluzione culturale, con assoluta urgenza, perché la finanza soffoca l’economia reale.
È necessaria una rivoluzione culturale, per rispettare il futuro della madre terra; per i giovani, per le generazioni che verranno; per evitare che l’umanità del periodo post-industriale sia ricordata come una delle più irresponsabili della storia.
E questa rivoluzione non è scontata, non è nei fatti, non ci si deve illudere di poterla affidare ai governi, senza controllo: “Se i cittadini non controllano il potere politico -nazionale, regionale e municipale – neppure è possibile un contrasto dei danni ambientali.”

Non rimpiango il passato. Semmai penso a versi del Pascoli: C‘è qualcosa di nuovo oggi nel sole – anzi d’antico …
E l’antico è il Cristianesimo delle origini, il “Guardate come si amano” che Francesco sta riproponendo alla sua chiesa.
E il nuovo è la “Laudato sì” che Francesco ha scritto per tutte le donne e gli uomini della terra.
Che respinge i fondamentali di egoismo e di profitto della società dei consumi.
Che dice a tutti: “Occorre sentire nuovamente che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo, che vale la pena di essere buoni e onesti.”

di Carlo Faloci

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