Ridurre le diseguaglianze

La diseguaglianza, l’eterno male del mondo, fin dai tempi più remoti. Passano i secoli, ma la diseguaglianza aumenta, con essa aumentala povertà e la miseria. La disuguaglianza genera conflitti, odio, guerre e diventa un modus operandi dei padroni del mondo, un gruppo di persone che detengono la ricchezza mondiale togliendola ai tre quarti di umanità che vive in condizioni disumane. Ridurre le diseguaglianze è uno degli obiettivi di sviluppo, sostenibile predicato da Papa Francesco nelle sue encicliche, “Laudato Si” ne raccoglie il suo pensiero.

Ma anche in tutte le sue omelie e preghiere, Bergoglio, non dimentica mai di ricordare quanto il mondo sia ingiusto, di quanta povertà c’è causata dalla troppa ricchezza e dall’egoismo di pochi nei confronti dei tanti. Il World Social Report pubblicato in questi giorni, dal Dipartimento per gli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite, mostra che dal 1990 al 2016 la diseguaglianza dei redditi, calcolata con il coefficiente di Gini, è aumentata in 49 nazioni, diminuita in 58 è rimasta stabile in 12. Può sembrare un segnale positivo, ma così non è. Gli aumenti si sono registrati in alcuni Paesi più popolosi del mondo, inclusi la Cina e l’India, con il risultato che due terzi della popolazione mondiale vive in Stati in cui la diseguaglianza è aumentata. La diseguaglianza tra nazioni è invece diminuita in termini relativi, ma aumentata in valori assoluti. La diseguaglianza di reddito è un problema mondiale, ricordano i ricercatori, perché alti livelli di disparità ostacolano l’emancipazione dei poveri dal loro stato di bisogno, frenano la crescita economica e creano divisione sociale che può portare a conflitti violenti.

L’Onu individua quattro fattori che stanno modificando  la diseguaglianza mondiale. Il primo è la rivoluzione tecnologica. Di cui si avvantaggiano poche aziende, pochi lavoratori, solo i più formati e un numero ristretto di imprenditori che trattengono le ricchezze accumulate senza reinvestirle nel sociale. Il secondo fattore è il cambiamento climatico. Gli effetti del riscaldamento globale non sono omogenei e colpiscono più duramente i poveri dei Paesi poveri, perché sono indifesi. L’Onu prevede che senza interventi di sostegno, il cambiamento climatico può creare milioni di nuovi poveri in questo decennio. Il terzo fattore è l’urbanizzazione. Le grandi città sono più diseguali, ma i poveri riescono a sopravvivere tra emarginazione e rifiuti, questo processo porta milioni di persone a spostarsi verso i grandi centri creando nuove disparità, conflitti e violenze. È necessario ridurre le diseguaglianze all’interno delle grandi metropoli. Il quarto fattore sono le migrazioni. Intorno a questo tema c’è molto dibattito. Se le migrazioni aiutino o meno a ridurre la diseguaglianza dipende dalle caratteristiche delle nazioni di partenza e di quelle di arrivo e dalle condizioni in cui le migrazioni avvengono. Ridurre le diseguaglianze è una sfida complessa, ma non può più essere rimandata. L’umanità ha solo una speranza di farcela ad affrontare il cambiamento climatico, le migrazioni, ripartire le ricchezze in odo equo e perseguire uno sviluppo sostenibile. Sono scelte coraggiose che cambiano il nostro modo di essere e di esistere, significa mettere al centro la persona non il profitto. Significa per dirla come Papa Francesco, sentirsi fratelli e sorelle partecipi di una collettività di eguali.

di Claudio Caldarelli

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