Ingrid e le altre: fatte a pezzi e “servite” per lo spettacolo

Parliamo ancora di femminicidi e dell’ennesimo caso di una donna uccisa brutalmente dal marito, le cui foto sono state pubblicate da un giornale. Episodio che ha riacceso le proteste contro la stampa e il governo di Amlo. 

Ma chi è Amlo? Tanto per chiarire persone, personaggi e luoghi geografici, diciamo che Andrés Manuel López Obrador, noto anche con l’acronimo AMLO, è un politico messicano, presidente del Messico a partire dal 1º dicembre 2018.

Ebbene Ingrid Escamilla aveva appena 26 anni e viveva a Città del Messico.

Quasi imbarazzante parlare delle dinamiche con cui la donna, come molte altre donne, è stata assassinata dal marito.

Ingrid, perché per noi il suo ricordo è ancora vivo e affinché la sua storia sia un esempio per tutti, è stata pugnalata dal marito che ha poi fatto letteralmente a pezzi il suo corpo sotto gli occhi del figlio pur di “sbarazzarsene”. Come ci si può liberare di un oggetto obsoleto che ormai non serve più a nulla. Donna e oggetto. Nessuna differenza, diversità, difformità o discrepanza. Nessuna considerazione per la persona, l’essere umano e ancor meno se si tratta di donne.

Uno spettacolo raccapricciante a cui nessuno vorrebbe assistere, ma che centinaia di migliaia di lettori hanno visto nelle immagini pubblicate da un giornale locale. A passare ai cronisti le foto del corpo martoriato e senza più alcun segno di dignità umana della vittima è stata la polizia, gli agenti corrotti.

Ed è per questo che, in un Paese in cui l’ordine del giorno prevede crimine e morte, hanno marciato migliaia di donne in tutto il Messico: al grido di “Messico femminicida” hanno sottolineato ancora una volta come si stia facendo spettacolo delle loro morti.

Il paese di Frida Kahlo, con una media di 100 persone uccise al giorno, di cui almeno 3 femminicidi, detiene il record negativo di violenza generalizzata e mancanza di misure adeguate da parte delle autorità.

Ciò che le donne denunciano da mesi è che esiste un contesto preoccupante di violenza e quella contro le donne, proprio per questo, è molto più estrema che in altri paesi. La cosa singolare è che a lanciare l’allarme siano solo le donne, che hanno unito le forze dei diversi collettivi femministi allo scopo di far sentire la loro legittima rabbia nei confronti di uno Stato che non ha agito per anni e di un governo che continua a sottovalutare il problema.

E a nulla è servito l’arrivo al potere di Amlo, il presidente di sinistra che della lotta per la parità e contro il femminicidio aveva fatto delle bandiere, attirando a sé non solo il voto, ma anche la fiducia dei collettivi femministi. Simboli e gesti, niente di più. Per non parlare della bizzarra idea del procuratore generale del Messico, che a novembre scorso, ha proposto l’eliminazione dal codice penale del reato di femminicidio, il quale, introdotto nel 2012 prevede pene tra i 40 e i 60 anni di carcere per omicidi per ragioni di genere.

“Un segnale di involuzione” secondo le deputate del Movimento di rigenerazione nazionale di Obrador che si sono battute affinché il reato di femminicidio non fosse cancellato. 

E mentre venerdì 14 febbraio, le donne in corteo bussavano al Palazzo per far sentire le loro ragioni, nello stesso istante, il Presidente rispondeva alle domande della consueta conferenza stampa mattutina su temi ovviamente distanti da quelli su cui si battevano le centinaia di donne in strada. 

Improvvisamente, c’è stato un inaspettato quanto auspicato cambio di programma quando, tra le giornaliste presenti, si è presentata Frida Guerrera,

cronista che racconta storie di femminicidi dal 2016. 

L’attivista di #NiUnaMenos ha messo alle corde il presidente Lopez Obrador chiedendogli dove siano finite le sue politiche anti-violenza, come si stia muovendo la Commissione per le pari opportunità e come intende rispondere all’emergenza che ogni giorno vede scomparire 10 donne in Messico. 

Il presidente, visibilmente imbarazzato, ha iniziato a snocciolare una serie di proposte anti-femminicidi che il suo governo intende mettere in atto senza in alcun modo impegnarsi concretamente con una tabella di marcia.

Ad oggi, stando alla mappa degli omicidi contro le donne creata dalla geofisica messicana Maria Salgado, in Messico si contano 1.056 donne uccise da gennaio ad agosto scorsi. L’unico risultato che Frida, con le sue domande è riuscita ad ottenere, sono state le accuse e le minacce alla sua persona sui vari social, avendole il Presidente rinfacciato di avergli mancato di rispetto e di aver fatto il gioco dell’opposizione. Anche questa una forma di violenza contro una donna che avvalora, se mai ce ne fosse bisogno, la condizione di sudditanza, asservimento, sottomissione e totale dipendenza cui sono sottoposte le donne in Messico.

E adesso, con l’hashtag #IngridEscamilla, su Instagram artisti, attivisti e tanti cittadini hanno postato opere d’arte inedite a lei intitolate, tra cui un suo ritratto, immagini, clip video con fiori, farfalle, tramonti, paesaggi mozzafiato: una risposta di bellezza alle immagini choc del corpo trucidato di Ingrid. 

«E’ un modo per onorare la sua memoria e la sua vita, per rispettarla. E’ un modo per contrastare questo orrore, perché con la nostra rabbia coltiveremo fiori. Riposa Ingrid, riposa in pace perché saremo noi a difendere le donne, ci penseremo noi a monitorare la situazione. Loro non li lasceremo riposare mai, in nessun luogo» hanno spiegato gli artisti all’origine dell’iniziativa.

A noi non resta che sperare nell’energia che li accomuna e nella loro voglia di cambiare il mondo.

di Stefania Lastoria

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