Essere gli ultimi negli USA, senza assistenza sanitaria, in tempi di coronavirus

Negli Stati Uniti d’America, uno dei paesi più diseguali del pianeta, sopravvivono senza un tetto sulla testa oltre 560mila persone.
Un dramma sociale che la maggioranza preferisce ignorare ma che rischia di rivelarsi, ora che il nuovo coronavirus ha varcato l’Atlantico, il vero tallone d’Achille del gigante nordamericano.
Gli homeless rappresentano la fascia di popolazione più fragile, quella più esposta al virus e quella che meno sarà testata da un sistema sanitario fatto di prestazioni e di clienti. Si tratta di cittadini spesso affetti da malattie mentali o dipendenti dall’abuso di sostanze, che soffrono per la mancanza di sonno e la cattiva alimentazione. Un mix micidiale che indebolisce il loro sistema immunitario e li rende molto vulnerabili al virus.
Organismi fiaccati e costretti, per le loro condizioni di vita, ad esporsi più di altri al contagio. I senzatetto, infatti, vivono costantemente a contatto con chi condivide la stessa sorte nei rifugi, negli accampamenti e nelle mense. Luoghi di sopravvivenza che sono, purtroppo, anche l’habitat ideale per la propagazione del virus.
Mezzo milione di uomini e donne, spesso sofferenti per patologie pregresse, letteralmente “in mezzo ad una strada”, impossibilitati a ricorrere a quell’isolamento sociale che sembra essere uno dei pochi comportamenti utili a fermare l’infezione. Perché, per definizione, i senzatetto non possono “rimanere a casa” e non possono mettersi in auto-quarantena.
Per loro, molto più banalmente, è difficile anche procurasi un disinfettante per le mani o avere a disposizione acqua e sapone.
Mezzo milione di persone che difficilmente accederanno ad un’assistenza sanitaria di qualità e alle quali, a causa dalla discriminazione di cui sono oggetto, non arrivano neppure le informazioni di base su come evitare il contagio.
Quello che si profila è dunque un disastro umanitario, e sanitario – oltre che un immenso focolaio – che rischia di aggravarsi quando le conseguenze economiche dell’epidemia si abbatteranno, senza che sia stata prevista alcuna protezione sociale, sul reddito delle persone che perdono il lavoro o che non percepiscono congedi di malattia retribuiti. Nuovi poveri che andranno ad ingrossare le fila dei senzatetto.
L’America è certamente un grande Paese. Basta non stare in fondo alla scala sociale.
E’ il paese delle opportunità, ma non si dà troppo affanno per i cittadini che restano indietro.
E’ facile, nei giorni dell’emergenza, riscoprire il valore della solidarietà e del sistema di sicurezza e protezione sociale del modello europeo.
Ecco, quando questa storia sarà finita, quando finalmente avremo un vaccino, dobbiamo augurarci che, oltre al virus, saranno state spazzate via le chiacchiere, alle quali molti cominciavano a credere, sugli “indispensabili” tagli della spesa pubblica.

di Enrico Ceci

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