Ricordando Dylan Thomas: il ribelle romantico

Dylan Marlais Thomas, nome di spicco nel panorama letterario inglese del novecento. Gallese di nascita (era nato a Swansea il 27 ottobre 1914) nel corso di una vita straordinariamente intensa, per quanto breve, Thomas si cimentava in vari campi: saggi, prosa, sceneggiatura, dramma, racconti, molti a sfondo autobiografico, ma è ricordato soprattutto per la sua produzione poetica.

Si dedicò inizialmente al giornalismo, solo qualche anno dopo inizia a scrivere poesie.

Nel 1943 diventa famoso con la prima raccolta dal titolo: “Diciotto poesie”, dove riesce a fondere lo stile romantico con i temi della natura.
Il suo dramma teatrale dal titolo “Sotto il bosco di latte” la cui versione radiofonica, in cui recitava l’autore stesso, vinse il Prix Italia nel 1954.
Poeta istintivo ed enigmatico è considerato l’ideatore di un movimento poetico, chiamato nuovo romanticismo. L’originalità delle immagini magiche e surreali e il linguaggio personalissimo, volutamente antitradizionale, fanno di lui il poeta più originale degli anni Quaranta.
Artista attento e meticoloso. Fu un oppositore energico della poesia intellettuale e colta, quale era quella di Eliot e Auden. La sua opera si ribellò ai canoni del novecento. La sua poesia non conosce la preoccupazione di trovare una logica. Questo è il grande merito dei suoi versi.
Una poesia difficile, la sua, spesso oscura e visionaria, fatta di simboli, di metafore, di una serie di immagini che fanno appello ai sensi, dove ricorrono i temi principali della vita: nascita, sesso e morte.
È stato malvisto dalla critica più tradizionale del tempo, poco incline ad assorbire nuove tendenze e per questo motivo, lo ha sempre stroncato senza appello, tuttavia, malgrado le stroncature di certa critica, Thomas divenne un mito per un’intera generazione.
Fin qui l’artista. Poi c’è l’uomo. La grandezza del poeta e la vita turbolenta e sregolata dell’uomo.
Piccolo di statura, tracagnotto e con la pancia sporgente. Il viso tondeggiante e gonfio era caratterizzato da un rossore diffuso sulle guance e sul naso, segno evidente del vizio del bere che aveva ereditato dal padre e che aveva condiviso con la moglie Caitlin.
Una dipendenza totale che lo portò pian piano all’autodistruzione. La vita di Dylan Thomas termina a soli trentanove anni, vittima dell’abuso di alcolici. Morì nel 1953 a New York.
Dylan Thomas era un uomo esagerato e fu anche un poeta esagerato. Un personaggio passato alla storia letteraria come la figura del ribelle romantico, sebbene i suoi scritti fossero, talvolta, criticati aspramente.
È stato il poeta più rappresentativo di questo periodo. Il poeta che rompe gli schemi.
Ricordo ancora i suoi versi: “Do not go gentle into that good night. Rage, rage against the dying of the light”.
di Maria De Laurentiis
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