Riflessioni con il saio

Parlaci della sconfitta. Il saggio, guardandola negli occhi ha detto: durante l’inverno, una foglia può sentirsi sconfitta dal freddo, quando cade dall’albero? L’albero dice alla foglia, sai questo è il ciclo della vita. Tu pensi di aveva incontrato la morte ma, in realtà, continuerai a vivere in me. È per questo tuo sacrificio che io posso continuare a esistere, respirare. Ed è anche grazie a te che mi sono sentito amato, giacché ho fatto riposare con l’ombra il contadino esausto.La tua linfa, o foglia, scorre nei miei umori, siamo un’unica entità della vita. Senza foglie gli alberi non potrebbero esistere, così le foglie senza alberi. Camminavano scalzi, nel Terzo Paradiso, tra gli ulivi del bosco sacro di Assisi, con indosso il saio francescano, un sacco di iuta acquistato al consorzio agrario, mentre discutevamo delle parole scritte da Paolo Coelho. Ci sembravano le più appropriate per capire l’amore. Quello che sentiamo dentro e che difficilmente viviamo. Un po’ come l’albero e la foglia che hanno bisogno uno dell’altro anche se per vivere devono abbandonarsi per poi ritrovarsi ogni stagione. Il ciclo eterno dell’amore si ripete con il ciclo delle stagioni. Quando la persona che ami si allontana, pensi che tutto sia finito, ma non è così, se ti senti albero o foglia sai che la primavera torna. Nel ciclo della natura, non esiste sacrificio, sconfitta o vittoria, esiste il moto di cambiamento. L’inverno lotta per imporre il suo regno ma, alla fine, è costretto ad accettare la vittoria della primavera che porta fiori, profumi e gioia.

Avevamo finito il primo giro, i piedi dolevano, qualche piccolo taglio ed alcuni spini conficcati nelle carni ma, la riflessione sulla vita e sull’amore ci sembrava più importante dei piedi sanguinanti. In questo ciclo, della natura, ma anche dell’amore, non ci sono vinti o vincitori, ma fasi che devono compiersi. Amo. Amo l’amore che sento. Amo l’amore che dono. Amare è bello, essere amati non è altrettanto bello. Quando il cuore delle persone  comprende un simile meccanismo, può dirsi libero, accetta senza afflizione i periodi difficili e non si lascia ingannare dai momenti di gloria. Lasciando alle spalle difficoltà e gloria, uno succederà all’altro in modo ciclico, è il ciclo continua fino al momento in cui ci libereremo dei gravami della carne, della mondanità, dell’apparenza, scegliendo di essere sostanza. Scegliendo di essere Energia Divina.

In saio iniziava a prudere, era ruvido e ci segnava la pelle. Un cilicio che dovevamo provare per capire fino in fondo come la sofferenza può essere trasformata in gioia, così come il dolore in amore. Non è stato facile, il cammino non era privo di difficoltà e i piedi ci duolevano come non mai. Le spine ormai si erano conficcate bene, avremmo sofferto o gioito molto per toglierle. Ma avevamo compreso che conservando la nostra dignità, il nostro onore, anche nel dolore non saremmo stati sconfitti poiché la nostra anima non avrà subito alcuna ferita. Capire che quando si ama si è felici e quando non si è amati non è una sconfitta perché non si perde la capacità di amare. Ascoltare i battiti del cuore, è ascoltare se stessi. Camminare scalzi è ascoltare i battiti del cuore per vivere nella felicità. Intanto avevamo iniziato il terzo giro di questo “infinito” uliveto disegnato da Michelangelo Pistoletto.

Al  saio ancora non ci eravamo abituati, i piedi scalzi facevano male, ma sentivamo l’amore, potevamo continuare a discutere in questo 21 marzo, primo giorno di Primavera. Volevamo essere indifferenti verso l’inessenziale. Non è facile. L’umanità è intrappolata in ciò che non è essenziale, nel mondo delle cose, degli oggetti, degli averi. Nelle banalità del mondo dell’inutile. Ma il nostro scopo, nella vita, è creare la qualità dell’amore, anche nei gesti quotidiani. Nei gesti quotidiani riscoprire la spontaneità e l’innocenza, quella dei bambini, che ci dona purezza. Una persona spontanea, dico a Fabrizio, ha la qualità propria degli animali, degli alberi, delle stagioni, qualcosa che l’umanità ha perso.

Così dico mentre il prurito del saio aumenta sulla schiena. Fabrizio mi guarda, grattandosi anche lui, mi dice che la vita non dovrebbe essere per nulla solida, non dovrebbe assomigliare a una roccia, ma dovrebbe essere simile all’acqua o a un fiore. Solo in questo caso fluisci o sbocci, è più fluisci più sei vivo. Ci guardiamo e all’unisono diciamo: più sei vivo più sei Amore.

di Claudio Caldarelli e Fabrizio Lilli

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